A
prima vista, quella fra la leggenda jazz Charles Lloyd e la songwriter
di Americana Lucinda Williams potrebbe apparire una strana copia.
Eppure, come spesso accade, nonostante due mondi possano apparire
inconciliabili fra di loro, il talento e la visione di chi è coinvolto
nel progetto, finiscono quasi sempre per trovare l’esatto punto di
fusione, quella speciale alchimia che rende anche la più estemporanea
delle collaborazioni qualcosa di unico e meraviglioso.
Bisogna
dire che Charles Lloyd, pur avendo scritto pagine jazz memorabili con
Keith Jarrett e Cannonball Adderley (tanto per citare le sue più
illustri frequentazioni), ha sempre masticato sonorità blues (B.B. King e
Howlin’ Wolf) e rock (la collaborazione con i Beach Boys e quelle con
Doors e Canned Heat), circostanze, queste, che hanno ampliato il suo
spettro musicale, rendendolo permeabile anche a esperimenti di
crossover.
Dal
canto suo, Lucinda Williams, nel tempo ha raffinato il proprio
songwriting e oggi sta vivendo, probabilmente, uno dei momenti migliori
della sua carriera, nel quale ha inanellato, senza soluzione di
continuità, un disco più bello dell’altro.
A
fare da trade union fra i due mostri sacri, una band, quella dei The
Marvels, che accompagna da qualche tempo il grande sassofonista
originario di Memphis ed è composta da due fuoriclasse, quali Bill
Frisell alla chitarra e Greg Leisz alla pedal steel, che hanno già avuto
modo in passato di collaborare anche con Lucinda.
Il sassofonista e la cantante avevano saggiato la partnership lo scorso anno, pubblicando una bella cover di Master Of War
di Bob Dylan. Oggi, tornano insieme con un intero album, Vanished
Gardens, pubblicato via Blue Note, e il risultato finale è a dir poco
entusiasmante. Perché a suonare, ovviamente, c’è un gruppo di musicisti
pazzeschi, che dosano tecnica e virtuosismi in un flusso sonoro
equilibrato, dal linguaggio colto ma non verboso, e attraversato da
autentiche emozioni. Un disco di quelli da ascoltare in cuffia, per non
perdersi una sola nota delle decorazioni sonore magistralmente
cesellate dai The Marvels (oltre a Frisell e Leisz ci sono anche Reuben
Rogers al basso and Eric Harland alla batteria), della voce roca e
umorale della Williams, qui alle prese, nelle cinque tracce in cui è
chiamata in causa, con una delle performance vocali più intense di
sempre, e soprattutto, del sax di Charles Lloyd che, nonostante gli
ottant’anni compiuti a marzo, rimane fluido e incredibilmente colorato.
Impossibile
etichettare questo disco con una banale definizione, perché le canzoni
in scaletta fondono con perfetto equilibrio jazz, americana, rock e
folk, in un amalgama di intensa raffinatezza, che spiazza sia quando
cerca la strada più complessa dell’improvvisazione (la title track), sia quando punta dritto al cuore con un’intensa cover di Angel di Jimi Hendrix o con l’eccellente rilettura di Dust, brano della Williams presente nel suo ultimo The Ghosts Of Highway 20. Assolutamente da non perdere.
VOTO: 8
Blackswan, venerdì 13/07/2018
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