Axel
Steen è in caduta libera. Il poliziotto che vive a Nørrebro, il
quartiere più malfamato e mal frequentato di Copenaghen dove, con
disprezzo, gli sbirri vengono chiamati akrash, sembra irrimediabilmente avviato sulla strada dell’autodistruzione.
È
uno dei migliori investigatori della squadra omicidi della città, ma
anche uno dei più discussi, a causa di una vita dedita all’abuso di
alcol, droghe e sesso occasionale che lo avvicina agli ambienti della
malavita più spesso di quanto i suoi superiori siano disposti a
tollerare.
E ora, archiviato il caso Blackbird,
la sua dipendenza dalle canne e dalle piste di coca ha tutta l’aria di
essere fuori controllo. Neppure Emma, la sua bambina adorata, è più
capace di farlo reagire. Quando Jens Jessen, ora suo capo, nonché nuovo
compagno della sua ex moglie, viene a sapere che la mafia russa è
riuscita a infiltrare un informatore nella polizia danese, Axel Steen,
ovviamente, è tra i principali sospettati.
E
mentre ai piani alti della polizia rancori e rivalità personali portano
a uno scontro di potere che avvelena le indagini, la sua ex moglie
assume in tribunale la difesa di Moussa, celebre capobanda di Nørrebro,
accusato di essere il mandante di ben tre omicidi nell’ambiente del
narcotraffico.
Jesper
Stein è senza ombra di dubbio uno dei migliori interpreti di quel
genere che va sotto il nome di thriller scandinavo, e arrivato al suo
terzo romanzo, l’ennesimo con l’investigatore Axel Steel come
protagonista, conferma ampiamente tutte le critiche positive ricevute
nei suoi due precedenti lavori.
Akrash,
termine dispregiativo con cui la malavita chiama i poliziotti, fonde
elementi tratti dal legal thriller e dal più classico dei polizieschi,
alternando al taglio psicologico dei personaggi, finalmente non
abbandonati a caratterizzazioni frettolose e stereotipate, ma colti nel
profondo del loro intimo, adrenalinici colpi di scena che rendono la
lettura avvincente fino all’ultima pagina.
In
una Copenaghen livida e violenta, in cui l’integrazione razziale è solo
di facciata e l’eterna lotta fra bene e male è tratteggiata con
contorni tutt’altro che manichei, Axel Steel è impegnato in una missione
ai limiti dell’impossibile: incastrare un feroce spacciatore di droga
e, soprattutto, trovare il riscatto di un’esistenza che sta andando
sempre più alla deriva.
Se
ci riuscirà, non anticipiamo nulla ovviamente, lo saprete solo arrivati
alle ultime pagine del romanzo. Ma è il viaggio per giungere al
palpitante finale che vale il prezzo del biglietto. Akrash è, infatti,
un romanzo potente e vibrante, con trama e dialoghi impeccabili, il cui
valore aggiunto, e forse predominante rispetto al pur solido intreccio
narrativo, è una scrittura diretta e cruda, che si presenta però ricca
di quelle sfumature che fanno di Stein un romanziere a tutto tondo.
Inutile
dire che, fin dalle prime pagine, gli amanti del thriller scandivano
troveranno più di un punto di contatto tra Jesper Stein e Jo Nesbo, e
tra Harry Hole, protagonista di molte delle avventure uscite dalla penna
di scrittore norvegese, e Axel Steel: entrambi rudi e al contempo
fragili, entrambi perennemente in bilico fra condanna e redenzione,
entrambi dotati di un senso per la giustizia primordiale ma ineludibile.
Ai punti, grazie a questo nuovo Akrash, per il momento vince Stein. Per
chi ama il genere una vera goduria.
Blackswan, lunedì 13/08/2018
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