La
Interstate 26 è un’autostrada lunga 562 chilometri che attraversa il
Tennesse, la Carolina del Nord e quella del Sud, congiungendo Kingsport a
Charleston. In questa città della Carolina del Sud, nota agli americani
per alcuni sanguinosi combattimenti legati alla guerra di Secessione, è
nata e cresciuta Becca Smith, giovane songwriter che a luglio ha
pubblicato il suo primo album solista, dopo la consueta gavetta di anni
passati a comporre, a suonare con piccole band e, soprattutto, esibirsi
in piccoli locali della zona (Charleston Music Hall, The Pour House e
New Brookland Taverna), catturando l’attenzione di critica e pubblico.
Un
disco autoprodotto, composto di dodici canzoni originali registrate da
James Frolio e masterizzate da Jeremy Lubsey dei Truphonic Studios, che
traggono fonte d’ispirazione proprio dall’autostrada che parte da
Charleston, uno degli elementi iconografici della cultura musicale
americana (l’immagine di copertina è un esplicito rimando all’on the
road) e fonte inesauribile di storie quotidiane, che sono poi il corpus
delle liriche che Becca canta con sincero trasporto (il tema del
viaggio, la malinconia agrodolce del ricordo della propria casa, gli
affetti tenuti in serbo vicino al cuore).
Su
uno spartito classicissimo e, a dire il vero, inevitabilmente un po'
consunto (la fedeltà degli americani alle radici è immutabile nei secoli
dei secoli), la Smith ci mette comunque del suo, a partire
dall’autenticità e dalla passione della sua giovane età, dalla bella
voce dal timbro inequivocabilmente country e, nonostante la consueta
triangolazione voce, piano e chitarra, dalla voglia di scartare l’ovvio,
come succede nella lunga, stratificata e bellissima Ocean,
coinvolgente ballata di sette minuti segnata da un brillante
arrangiamento d’archi, che evita il melenso in favore di un suono più
autenticamente roots.
Difficile,
poi, in un album d’esordio, trovare così tante buone canzoni, figlie di
un songwriting già maturo e consapevole dei propri mezzi: dal country
pimpante di The Murder Ballad Of Francie Lou, alla melodia caracollante e divertita di Shark Song, al piglio rock che anima Let The Kids Out, un brano che suonerebbe ottimamente anche in versione elettrica, fino ad Arcadia e Serendipity,
due struggenti ballate col cuore in mano, che potrebbero trovar posto
tranquillamente nel songbook di Lori McKenna, tanto per citare
un’artista con cui la Smith ha parecchi punti di contatto. Un esordio
coi fiocchi, dunque, per una giovane artista che deve percorrere ancora
molta strada, ma che ha già imboccato la direzione giusta. Talentuosa,
autentica, una vera sorpresa.
VOTO: 7
Blackswan, giovedì 06/09/2018
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