A
differenza di molti artisti che, grazie a un imponente battage
mediatico, trovano fin da subito successo e rilevanza commerciale,
Amanda Shires si è conquistata, lentamente e a fatica, un proprio spazio
nella canzone d’autore americana.
Una
crescita costante, che le è valsa la stima di molti colleghi (le sue
collaborazioni sono numerosissime e spaziano da artisti del calibro di
Blackberry Smoke, Tommy Emmanuel, John Prine, Texas Playboys, Devotchka,
etc.), e le ha consentito di svincolarsi dallo scomodo appellativo di ”la moglie di Jason Isbell”.
Già,
perché Amanda, particolare non da poco, è sposata con l’ex Drive-By
Truckers, e milita anche nella sua backing band, i The 400 Unit, con cui
quest’anno ha vinto un Grammy per The Nashville Sound e ha pubblicato anche uno straordinario disco dal vivo intitolato Live From The Ryman.
Arrivata al suo ottavo disco solista, il primo da quando è diventata
mamma della piccola Mercy Rose, Amanda rilascia quello che probabilmente
è il suo lavoro migliore, di sicuro il più consapevole e quello che
riassume ed espone tutte le sfumature del songwriting di questa
versatile musicista.
Anche in questo caso, come era successo per il precedente My Piece Of Land,
torna in cabina di regia il re Mida del suono americano, Dave Cobb,
certificando, come quasi sempre accade, la qualità della proposta. Se
però il predecessore era un disco prevalentemente acustico, morbido e
malinconico, attraverso il quale Amanda rifletteva sui timori e le gioie
che accompagnavano la futura gravidanza, To The Sunset risulta
decisamente più sfaccettato e imprevedibile, mostrando in tutta la sua
spavalda forza anche il lato rock ed elettrico della Shires.
Basterebbe
anche un confronto fra le due copertine degli album citati, per
comprendere la diversa immagine che Amanda vuole dare di se stessa: al
viso semplice e non truccato della futura madre, qui si sostituisce il
corpo sfocato tra svolazzi di colore, la mise glamuor e quel rossetto
rosso porpora che evoca sensualità. Non ci si sorprende, dunque, se
queste canzoni perdono di intimismo e famigliarità per spingersi verso
intriganti confini sonori e atmosfere decisamente più cupe ed evocative,
agevolate dalla produzione di Cobb e dalla presenza del marito Jason
Isbell, che presta la sua chitarra a molte della canzoni del lotto.
Il disco si apre con la straordinaria Parking Lot Pirouette,
ballata notturna che racconta la fine di una storia d’amore, in cui
Amanda veste di nuovi colori il pezzo forte del suo songwriting:
atmosfere quasi pinkfloydiane, il suono della chitarra registrato al
contrario, la voce leggermente sfocata da un effetto eco e scariche
elettriche che innervano di tensione il brano. Da brividi.
C’è
un mood decisamente malinconico, talvolta crepuscolare, che ammanta
alcune delle migliori canzoni in scaletta, come succede in Swimmer (rivisitazione di un brano già comparso su Carrying Lightning del 2011), racconto di un amore intenso ma non corrisposto (“Giuro che annegherò solo per averti” canta con evidente tristezza, Amanda), in White Feather, riflessione sull’incomunicabilità (“È facile essere silenziosi e tacere, quando si ha paura di quello che non si comprende”) o nella conclusiva, ruvida e straziante, Wasn’t Paying Attention, cronaca senza filtri del suicidio di un tossicodipendente.
E ci sono, poi, contrasti riuscitissimi, come quello fra Charms, ukulele, voce e melodia avvolta da leggeri tocchi elettronici, e l’urlo belluino che apre la successiva Eve’s Daughter,
terremoto elettrico che travolge con la chitarra di Isbell, che
rispolvera il suono Drive-By Trucker. Un disco vario, dunque, in cui la
scrittura della Shires trova una definitiva maturità, sia da un punto di
vista testuale (liriche dure, che scandagliano l’animo umano
raccontando storie al limite) che musicale: per la prima volta c’è molto
più rock che Americana, e c’è la necessità di uscire dai consueti
steccati, sperimentando inconsuete sonorità (la citata Parking Lot Pirouette, e la livida elettricità new wave di Take On The Dark).
Insomma,
a casa Isbell/Shires le cose vanno a gonfie vele: fioccano ottimi
dischi perché entrambi, evidentemente, cercano di dimostrare di
meritarsi l’amore e l’attenzione dell’altro. Una sfida in famiglia che
produce un surplus di creatività e rende molto felici tutti i fan.
VOTO: 7,5
Blackswan, mercoledì 22/11/2018
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