"Chiunque
vinca non dovrà temere da parte mia alcuna guerriglia come quella che io ho
subito. Auguri ai tre candidati Martina, Zingaretti, Giachetti. Mi fa piacere
che tutti e tre abbiano escluso accordi con i 5 Stelle e ritorni al
passato". Il senatore Renzi
perde il pelo ma non il vizio.
Quello di stare
sempre con un piede fuori e con l'altro dentro a un brandello di partito, è
cio' in cui si distingue a pieno titolo. Andrà a votare alle primarie del Pd. E
ci mancherebbe altro. Peccato che scioglierà la riserva sul nome del
"suo" prescelto solo dopo l'ufficializzazione dei risultati. Quando
si dice essere un mattatore usque ad finem. Ironia a parte, Matteo mostra
sincera vicinanza ai tre contendenti anche se l'augurio dell'ex premier ha
sempre quel retrogusto dello "stai sereno" che tanto male fece al
mite Letta.
Comunque la
pensiate, nel Pd rottamato da Renzi, forte anche del recente tonfo elettorale
dei 5 Stelle in Abruzzo e in Sardegna, si respira un'aria di forte complicità e
di pace ritrovata. Paiono tutti meno accigliati del solito: a suggellare
l'armonia rifiorita c'è senza dubbio il messaggio audio su Whatsapp di Matteo
Richetti: "Martina può andare a cagare domattina".
Una sbavatura ci
può anche stare, tutto sommato. L'attesa dell'esito delle elezioni può mettere
a dura prova i nervi dei più saggi. Dunque, le primarie sono tornate come le
streghe. Un rito stanco e stiracchiato per un partito ormai ridotto a un
bollito se non a un brasato. È il solito teatrino di maschere senza volti,
degne di un museo degli orrori da fare invidia persino a quello di Kunst-Kamera
di San Pietroburgo. Che vinca il peggiore!
Cleopatra, lunedì
04/03/2019
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