Dopo
pause, diaspore, cambi di formazione e litigi apparentemente
insanabili, gli L.A. Guns sono tornati un progetto stabile, una band che
sa cosa vuole e, soprattutto, che sa come ottenerlo. Era già chiaro nel
precedente The Missing Peace del 2017, in cui fin dal titolo e
dalla copertina il gruppo esorcizzava il passato burrascoso, tenendo lo
sguardo rivolto saldamente verso il futuro. Un disco che era qualcosa
in più di un gradito ritorno e colpiva per una rinnovata verve che
sembra ricondurre agli anni migliori della loro storia.
D’altra
parte, Phil Lewis e Tracii Guns, a dispetto dei reciproci e frequenti
sfanculamenti, se riescono a non mettersi le mani addosso, sono ancora
in grado di interpretare al meglio quel genere che le enciclopedie
classificano con il termine sleaze (o street rock, che dir si voglia).
Di anni, è di tutta evidenza, ne sono passati parecchi: una trentina
dall’omonimo esordio del 1988, qualcuno in meno da quel gioiello di
audacia che porta il titolo di Hollywood Vampires (1991).
Nonostante ciò, nonostante la tinta per capelli e il ricorso al
botulino, quei due, anche se probabilmente stanno insieme per tornaconto
economico, i dischi li sanno fare e bene.
Questo nuovo The Devil You Know
è anche meglio del suo predecessore e, in assoluto, è un disco che
spacca, dalla prima all’ultima canzone, tanto che i trent’anni di cui
sopra sembrano solo ed esclusivamente un mero dato anagrafico. In un
periodo in cui anche i suoni più duri vengono ammorbiditi per esigenze
di mercato, gli L.A.Guns continuano a randellare senza pietà, sporcano
il suono come se si fosse ancora sul Sunset Strip negli anni’80. Così,
quando arriva un po' di melodia (Gone Honey, la ruvida ballata Another Season In Hell) i padiglioni auricolari quasi tirano un sospiro di sollievo.
Voce
graffiante, e che voce, riff potentissimi, repentini cambi tempo, e
impetuosi assoli di chitarra al fulmicotone, sono un repertorio che i
Guns sanno gestire alla grande. Così, sono davvero pochi i momenti,
quelli già citati peraltro, in cui il passo rallenta una corsa
altrimenti a rotta di collo. A cominciare dallo stridore punk rock
dell’iniziale Rage, un titolo un programma, per proseguire con gli echi zeppeliniani di Loaded Bomb, con la superba Don’t Need To Win, riff alla Ac/Dc in salsa sleaze, o con lo street metal più classico di Needle To The Bone, autentica fucilata sugli zebedei, le casse non smettono di vomitare agguerritissime ondate di decibel.
Non c’è una virgola fuori posto in questo The Devil You Know,
che continua a esprimere un’energia rara per gente che, a prescindere
dalla gloria passata, porta ora sul groppone più di cinquanta primavere
(per Phil Lewis, a dire il vero, sono più di sessanta). Chi ancora
all’uscita del precedente The Missing Peace aveva dubbi circa
la validità di questo nuovo corso o riteneva la reunion fra Guns e Lewis
solo il tentativo di sfruttare un brand arcinoto, può dirsi
definitivamente servito. Gran disco.
VOTO: 8
Blackswan, martedì 26/03/2019
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