lunedì 3 giugno 2019

IL MEGLIO DEL PEGGIO





Se Di Maio e Salvini ostentano sorrisi e manifestano segni (apparenti) di disgelo alla cerimonia del 2 giugno al Colle in compagnia delle rispettive fidanzate, non è perché la buriana post elettorale si è miracolosamente dissolta. Al contrario, il clima rarefatto che avvolge i due litigiosi e capricciosi vice premier pare essere quello di una crisi imminente, peraltro già annunciata da tempo. Da una parte c'è il (vice)premier in pectore Salvini, tronfio e forte di un consenso elettorale senza precedenti che brandendo rosari e immaginette di Padre Pio, dispensa bacioni e minacce più o meno velate ai tapini pentastellati. Che si tratti di tatticismi o strategie politiche, un fatto e' chiaro: per il leaderissimo del Carroccio il voto a settembre non è solo un desiderata ma un obbiettivo da raggiungere non prima di avere definitivamente vampirizzato quello che resta di Forza Italia e di Silvietto.
Se prima l'intento di Matteo Salvini era quello di spazzare via i rom, ora è fin troppo evidente che la ruspa la voglia adoperare per disperdere i competitor, unirsi alla pasionaria Giorgia Meloni e installarsi definitivamente a Palazzo Chigi in veste di Premier. È il delitto perfetto: a un Di Maio praticamente dimezzato corrisponde un Salvini irrobustito non solo nel gradimento degli elettori da nord a sud, ma anche agli occhi dei compagni di viaggio Berlusconi- Meloni che intravedono un futuro da primi attori. Il leader del Carrocccio ora adotta la tattica dello sfiancamento verso l'omologo Di Maio innescando mine a profusione: dall'autonomia, ai condoni, al Tav, alla flat tax fino alla disobbedienza ai dettami dell'Unione Europea. Per contro, Di Maio si lecca le ferite e soggiace a una sindrome da assedio leghista. La sudditanza psicologica e strategica a Salvini gli sta presentando un conto salatissimo che difficilmente potrà pagare se non facendo saltare il banco al momento propizio. Dall'altra parte della barricata c'è un timido Pd con un timido Zingaretti che gioisce per la timida ripresa del partito. Peccato che nel frattempo ha perso anche la Regione Piemonte. Ma tant'è. Per chi non se ne fosse accorto, la campagna elettorale non è finita. "Adda passa' 'a nuttata", diceva Gennaro Jovine in "Napoli milionaria". In fondo la notte, per buia che possa essere, ha una durata limitata. Salvini permettendo.

Cleopatra, lunedì 03/06/2019

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