Gli Airbourne annunciano il quinto album in studio Boneshaker, in uscita il 25 ottobre su Spinefarm Records.
La band rivela anche l’artwork dell’album, nato dalla collaborazione
tra Matt Read di Combustion Ltd e Sean Tidy di Design House Studio Ltd.
Parlando dell’artwork, il chitarrista Matthew Harrison afferma: “Volevamo catturare l’essenza della vita da rocker e creare qualcosa di leggendario che potesse diventare un classico senza tempo”.
Per Boneshaker, i rocker australiani Airbourne hanno deciso di intraprendere il percorso più difficile, collaborando con il miglior produttore di Nashville Dave Cobb, che ha lavorato con Chris Stapleton e alla colonna sonora del film “A Star Is Born”, per distaccarsi dalle produzioni precedenti e oltrepassare ogni limite.
“È
stato un concerto, ma in studio. È una cosa che avremmo sempre voluto
fare, trovare il modo di racchiudere in uno studio tutta l’energia di un
live degli Airbourne. Dave è riuscito a catturare la nostra potenza e
ad inciderla su disco”, dice il leader Joel O’Keeffe.
Una volta entrati nello storico Studio A del Music Row di Nashville, seconda casa del produttore che ha vinto ben sei Grammy Awards nonché uno dei più premiati nuclei creativi di Music City, i quattro musicisti hanno affrontato un’importante sfida: fare un disco che suonasse come uno di quei classici album della fine degli anni ’70 in pieno stile “Oz Rock” australiano, che è sempre stato di grande ispirazione per la band.
Non ci sono strane piste da seguire, né digressioni, qui non si scherza affatto. Questo è rock ‘n’ roll drama, diretto e pungente, quello che puzza di gomma bruciata, di perdite di benzina e valvole incandescenti. Non ci sono ballad, né chitarre acustiche, né tastiere. 10 brani, 30 minuti di musica. Tutto è schietto e letale, essenziale, ridotto a quei pochi elementi che servono davvero al rock ‘n’ roll: chitarre violente, bassi pesanti e una voce carica di personalità, quel tipo di passione che sai scatenare solo se continui a desiderare di condurre una vita sopra le righe.
Come sempre, gli Airbourne sono in tour. Saranno in giro per il mondo fino al 2020.Una volta entrati nello storico Studio A del Music Row di Nashville, seconda casa del produttore che ha vinto ben sei Grammy Awards nonché uno dei più premiati nuclei creativi di Music City, i quattro musicisti hanno affrontato un’importante sfida: fare un disco che suonasse come uno di quei classici album della fine degli anni ’70 in pieno stile “Oz Rock” australiano, che è sempre stato di grande ispirazione per la band.
Non ci sono strane piste da seguire, né digressioni, qui non si scherza affatto. Questo è rock ‘n’ roll drama, diretto e pungente, quello che puzza di gomma bruciata, di perdite di benzina e valvole incandescenti. Non ci sono ballad, né chitarre acustiche, né tastiere. 10 brani, 30 minuti di musica. Tutto è schietto e letale, essenziale, ridotto a quei pochi elementi che servono davvero al rock ‘n’ roll: chitarre violente, bassi pesanti e una voce carica di personalità, quel tipo di passione che sai scatenare solo se continui a desiderare di condurre una vita sopra le righe.
“Siamo gasatissimi all’idea di portare sul palco i nuovi brani, la prima parte di tour dopo la pubblicazione dell’album è sempre fighissima, soprattutto le prime date. Sentire il pubblico cantare i pezzi nuovi per la prima volta è quanto ci piace di più e ci fa apprezzare il supporto della nostra famiglia Airboune in tutto il mondo”, dice il batterista Ryan O’Keeffe. “Il 2020 si prospetta già come un anno pieno di concerti”
Blackswan, martedì 03/09/2019
1 commento:
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