Crudo, sincero e sanguigno. Questi i primi tre aggettivi che vengono in mente per descrivere Goodnight & Good Luck,
esordio dei texani The 40 Acre Mule (nome derivante da un progetto di
legge voluto dal generale Shermann alla fine della guerra civile
americana). Formatosi a Dallas nel 2015, la band (J. Isaiah Evans –voce e
chitarra, John Pedigo – chitarra e tastiere, Tim Cooper – basso, Robert
Anderson – batteria, e Chris Evetts – sassofono e percussioni) ha
lavorato duramente per conquistarsi l’attenzione del pubblico, iniziando
a suonare in piccoli locali, per passare, poi, a club sempre più grandi
e a ospitate in numerosi festival.
Il
loro sound fonde rhythm & blues, rockabilly, country e soul, e
queste dieci canzoni, così dirette e veraci, sembrano il frutto di una
jam session fra Stray Cats, Nathaniel Rateliff e i Morphine.
Il disco si apre con la ruvida e potente Better You Run,
rock blues dal passo elefantiaco, ritmica quadrata, basso arrembante e
il sax baritono a saturare l’aria di miasmi sulfurei. Ottimo brano, che
fa subito capire di che pasta sia la band texana, ma che risulta nel
computo finale leggermente inferiore alle restanti nove canzoni.
La successiva 16 Days
è adrenalina pura: rockabilly anfetaminico, batteria martellante e
chitarre e sax a fare a cazzotti per i tre minuti e venti di durata del
brano. Shake Hands With The Devil (titolo assai programmatico)
getta nuova benzina sul fuoco con atmosfere che richiamano alla mente
addirittura i Doors. Un basso distortissimo apre e percuote Make Up Your Mind,
tirata selvaggia al limitare della notte, che sembra uscire dal
cilindro dei Morphine dotati di chitarra elettrica e sacro furore.
Be With me,
sudatissima ballata in chiave soul rallenta appena il ritmo del disco
ma non perde di intensità, grazie a un assolo infuocato. Il basso di
Cooper e la batteria di Anderson innescano un groove funky nella
saltellante Something Next To Nothing, mentre I’ll Been Around
scartavetra una melodia soul alla Nathaniel Rateliff, con il basso di
Cooper ancora in evidenza, la ritmica pimpante, il riff ruggente e il
sax a fare da collante. Energia pura!
Hat In Hand è un’altra sanguigna ballata rock soul che scalda i motori per la derapata rockabilly a tutto gas di Bathroom Walls, scarna e potente con Evans nei panni di scatenato urlatore.
Chiudono le atmosfere super vintage di Josephine, tiro alla Chuck Berry (Maybelline)
per raccontare la storia di un ragazzo che ama la sua donna ma continua
a far casino in giro, incapace di restare fedele. Chiosa tutta brio di
uno degli esordi più eccitanti e divertenti ascoltati finora.
La
miglior copertina dell’anno confeziona un disco semplicemente pazzesco.
A breve, vi assicuro, i 40 Acre Mule saranno sulla bocca di tutti.
Fidatevi.
VOTO: 8
Blackswan, lunedì 02/09/2019
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