“Nessuno si salva da solo”. Queste le parole
struggenti pronunciate dal Pontefice durante la preghiera Urbis ed Orbis
in una crepuscolare e tetra Piazza San Pietro. Solo il rumore cupo e
metallico di una pioggia battente a fare da sottofondo. Sono suggestioni
di un momento drammatico che segnerà il nostro percorso di vita. Se è
vero che nessuno si salva da solo è altrettanto realistico che nessuno
potrà salvarci da Matteo Salvini. Mi dolgo della considerazione
prosaica, ma neppure in una avversità tanto tragica come questa, il
Capitano Apri e Chiudi non ci risparmia le sue solite ricette salvacena
per fronteggiare l’imprevisto. A parte il solito bla bla contro il
governo e il Premier Conte, l’ex ministro dell’Interno non sembra
perdere ne’ il pelo ne’ tantomeno il vizio. Nella solita veste di
tracotante disturbatore del conducente, si agita in dirette su social e
in trasmissioni televisive snocciolando ad minchiam numeri di morti,
mascherine, tamponi e di “ve lo avevo detto”. Tra le tante drammatiche
suggestioni con cui mi ritrovo a fare i conti in questi maledetti
giorni, penso a cosa sarebbe accaduto se il felpato Matteo, dopo il
colpo di sole ferragostano, fosse ora investito dei pieni poteri.
Una sciagura apocalittica pari per gravità a quella di trovarci il senatore di Scandicci investito da qualche ruolo istituzionale di prestigio. Quando fa capolino l’uno (Salvini) ecco che in perfetto sincrono appare l’altro (Renzi) in ossequio al detto “marciare divisi per colpire uniti”. E tutto questo nel segno di una visibilità prepotente e arrogante. Nel pieno di una catastrofe quasi biblica per proporzione e diffusione, Renzi il Saggio, sull’onda di Beppe Sala nella versione iniziale del contagio, invoca ora la riapertura delle attività. “Dobbiamo convivere con il virus. La gente non può morire di fame in un’Italia ibernata per un altro mese. Serve attenzione, serve gradualità, serve il rispetto della distanza ma bisogna riaprire”. Peccato che proprio lui e i tanti che la pensano allo stesso modo non sono costretti a prendere il treno o la metropolitana per andare a lavorare alla catena di montaggio. È fin troppo facile atteggiarsi a soloni con i problemi altrui. L’unica spiegazione a un siffatto “slancio“ non è altro che “purché si parli di me, comunque se ne parli, purché se ne parli”.
Cleopatra, lunedì 30/03/2020
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