Quante sono le canzoni dedicate alla pioggia? Provate a pensarci e scoprirete che sono tantissime: Rain dei Cult, Have You Ever Seen The Rain e Who’ll Stop The Rain? dei Creedence Clearwater Revival, Rain When I Die degli Alice In Chains, Here Comes The Rain Again degli Eurythmics, solo per citarne alcune, le prime che mi sono venute in mente. E si potrebbe andare avanti per ore, dal momento che la pioggia è un elemento naturale di per se evocativo, che genera introspezione e malinconia, ed è un ottima compagna per i momenti di solitudine e tristezza. Insomma, la pioggia è per sua natura poetica, si mescola alle lacrime, suggerisce riflessioni esistenziali: in poche parole, è una grande fonte d’ispirazione.
Lo sa bene Francis “Fran” Healy, cantante e frontman degli scozzesi Travis, che con Why Does It Always Rain On Me?, canzone da lui composta e terzo singolo tratto da The Man Who, album datato 1999, porta la band in cima a tutte le classifiche anglosassoni. E’ il giro di boa della band, che dopo un esordio piacevole, ma non particolarmente centrato (Good Feeling del 1997), con The Man Who (1999) rifinisce il proprio stile, prima acerbo e troppo virato verso il brit pop, e trova consenso di pubblico e critica, divenendo al contempo fonte d’ispirazione per molti gruppi che verranno (Coldplay, Keane, Snow Patrol, etc.).
Influenzati dai Beatles e dai coevi Radiohead, con il loro secondo album i Travis aprono le porte a un soft rock dai contorni decisamente mainstream, eppure mai prevedibile e banale, alternando ballate malinconiche, perfettamente in linea con i gusti e il mood di fine decennio (The Fear, As You Are, Slide Show), a chicche effervescenti di pop da stadio, leggere, sbarazzine, irresistibili (Driftwood).
Il brano che però sposta gli equilibri è proprio Why Does It Always Rain On Me?, che ad agosto del 1999 entrò nella top ten delle charts britanniche, consegnando la band a un’evidenza mediatica fino ad allora sconosciuta.
La canzone è un pop cadenzato, di facile presa, tratteggiato dal falsetto ammiccante di Healy, che cresce fino a esplodere in un ritornello contornato d’archi e dalla melodia killer, che stende al primo ascolto. Una canzone il cui titolo evoca la sfortuna che spesso ci si accanisce insensatamente contro qualcuno, e che diventa quasi un inno liberatorio per tutti gli sfortunati e i reietti di questo mondo.
In realtà, Why Does It Always Rain On Me? ha una genesi più prosaica che riguarda il mero dato meteorologico. La canzone, infatti, fu scritta da Healy mentre era in vacanza in Israele, dove si era recato, perché nella sua città natale, Glasgow, continuava incessantemente a piovere. Volò, pertanto, per una breve vacanza fino alla città di Eilat, nota per le costanti temperature estive anche durante il periodo invernale. E indovinate un po’? Appena Healy arrivò nella meta vacanziera tanto agognata, iniziò…a piovere.
Ecco, Why Does It Always Rain On Me? è una canzone sulla pioggia, ma in un’accezione meno lirica ed evocativa di quello che si potrebbe credere. Un brano malinconico, certo, e volendo anche triste (quei versi: “Perché piove sempre su di me? È perché ho mentito quando avevo diciassette anni? Perché piove sempre su di me? Anche quando il sole splende, non posso evitare il lampo. Non sopporto me stesso…”, non sono di sicuro un inno alla gioia e tradiscono il tormento interiore dell’autore); tuttavia, a volergli attribuire un significato più pedestre, è soprattutto un’invettiva nei confronti del tempo uggioso.
Tempo uggioso che, qualche mese dopo, si vendicò di Healy. Quando nel 1999 i Travis salirono sul palco assolato del Glastonbury Festival per il loro live act, il sole che splendeva fino a poco prima, svanì all’improvviso e si mise a piovere. Proprio quando iniziarono a suonare Why Does It Always Rain On Me?
Maledetta pioggia.
Blackswan, mercoledì 12/08/2020
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