venerdì 3 giugno 2022

IAN NOE - RIVER FOOLS & MOUNTAIN SAINTS (Thirty Tigers, 2022)

 


Che il Kentucky sia divenuto oggetto di una fertile narrazione da parte di una formidabile nuova generazione di cantautori country, tra cui Sturgill Simpson, Kelsey Waldon e Tyler Childers, è un dato oggettivo. A questo notevole elenco di musicisti si aggiunge anche Ian Noe, che di quella terra è figlio, e il cui nuovo album, River Fools and Mountain Saints, è un ritratto coinvolgente e appassionato delle vite e della società nella regione degli Appalachi.

Noe, prima di emergere come musicista, aveva lavorato come subappaltatore edile e poi su una piattaforma petrolifera. Lavori duri, che forgiano il carattere e che sono state esperienze di vita che hanno influito, e non poco, sulla scrittura di liriche sempre in bilico fra crudo verismo e romanticismo. Noe ha continuato però a coltivare il suo sogno, suonando in piccoli locali del circuito folk, fino a quando non è stato notato, nel 2019, dal grande John Prine, che l’ha preso sotto la sua ala protettrice.

Dopo un EP autoprodotto, Noe è riuscito a dare alla luce il suo primo album in studio, Between the Country, prodotto dal guru Dave Cobb, dimostrando fin da subito un talento naturale per una delle cose più difficili che un cantautore ispirato alle radici possa fare: tratteggiare lucidi ritratti regionali attraverso un linguaggio semplice e familiare, che avesse però la forza di uscire dagli stretti confini della sua terra e diventare universale. E che avesse una visione lucida sulla vita nella complicata regione degli Appalachi di oggi, era abbastanza chiaro in canzoni straordinarie come "Meth Head", "Junk Town" e "That Kind of Life".

River Fools and Mountain Saints, concepito durante il periodo buio della pandemia, inanella una serie di ritratti acuti di personaggi tratti dalla realtà circostante: depressi, marginali, spesso ubriachi, alcuni con delle fisse musicali, molti inclini ad atti impulsivi, tutti alle prese con il declino delle loro città, gli sconvolgimenti climatici e travolgenti disastri naturali.

Prodotto dallo stesso Noe e da Andrija Tokic, che ha lavorato con gruppi roots-rock come Alabama Shakes e Hurray for the Riff Raff, il disco dispiega svariati strumenti di accompagnamento, tra cui pedal steel, corno francese e organo, che arricchiscono il suono della chitarra acustica del cantante, principale protagonista dell’opera.

Ci sono tante storie in queste canzoni dagli umori mutevoli. "Strip Job Blues 1984", un brano dal sapore bluesy guidato dal violino, riguarda un camionista che trasporta carichi di estrazione mineraria, ben consapevole che a breve si ritroverà senza un lavoro e nessuna casa a cui tornare (“dicono che quello che guadagni non compensa quello che perdi"). "Ballad of a Retired Man", al contrario, è la toccante e sommessa storia di un veterano del Vietnam, ormai anziano, che si ritira dal proprio lavoro di asfaltatore di strade e si ritrova a morire, senza cure, solo con il conforto dei propri nipoti. Una guerra imprecisata è la protagonista di "POW Blues", un rock martellante, che racconta di un prigioniero, detenuto in una terra straniera, che desidera disperatamente tornare a casa, all’amato Kentucky.

La canzone "River Fool", a cui si fa riferimento nel titolo dell'album, è, invece, un racconto dedicato a un bevitore di vino, che "trascorre le sue giornate in una foschia fangosa", strimpellando occasionalmente successi dei Creedence Clearwater Revival su una vecchia chitarra, mentre "Appalachia Haze" è una foto di gruppo che immortala alcuni abitanti del Kentucky (un vagabondo, una donna alcolizzata, un politico che promette che le cose cambieranno), inserendola in una cornice vividissima di pini tagliati e ponti lavati dalle acque alluvionali. La scaletta si conclude con un mix sorprendente, in cui “Road May Flood”, storia di un uomo che ha perso la moglie a causa di un’alluvione, si innesta perfettamente su una lenta rilettura di "It's a Heartache", brano del 1977 a firma Bonnie Tyler.

Ian Noe, in River Fools & Mountain Saints, accompagna l’ascoltatore in luoghi che conosce a menadito, in quella terra che lo ha cresciuto e verso la quale prova contrastanti sentimenti di amore e odio. E lo fa, raccontando storie di uomini e donne, senza, però, instillare compassione o pietà, ma fotografando il modo in cui le persone imparano a gestire una vita dura, il modo in cui cercano la dignità, qualunque cosa accada, e nonostante tutto.

VOTO: 8

 


 

Blackswan, venerdì 03/06/2022

Nessun commento: