giovedì 2 giugno 2022

GOT TO GET YOU INTO MY LIFE - THE BEATLES (Parlophone, 1966)

 


Ti ho detto che ho bisogno di te, ogni singolo giorno della mia vita? Non sei scappata, non hai mentito, sapevi che volevo solo stringerti…voglio che tu mi ascolti, Dici che staremo insieme ogni giorno, Devo farti entrare nella mia vita” Ecco alcuni versi da Got To Get You Into My Life, penultima traccia di quel capolavoro che porta il nome di Revolver, e che fu scritta quasi totalmente da Paul McCartney, anche se, come di consueto, nei crediti viene citato anche il nome di John Lennon.

Un brano pimpante e divertente, le cui parole sembrano alludere a una relazione amorosa sul punto di nascere e a quei sentimenti così totalizzanti, che fanno battere il cuore forte e che affollano la testa, impedendo di pensare ad altro. In realtà, chi pensa che questa sia una canzone d’amore è completamente fuori strada. O meglio, in qualche modo l’amore c'entra, ma in questo caso, l’oggetto del desiderio è la droga, nello specifico, la marijuana. E’ lo stesso Paul a raccontarlo nel suo libro, datato 1997, Many Years From Now: “Got to Get You into My Life era una di quelle che scrissi quando fui iniziato alla marijuana... Quindi è proprio una canzone su quello, non è su qualcuna in particolare”.

Non ci sono, però, riferimenti espliciti alla droga nella canzone, che sembra quindi parlare della felicità di un ragazzo che è beatamente innamorato: “Ooh, allora ti vedo all'improvviso, Ooh, ti ho detto che ho bisogno di te, Ogni singolo giorno della mia vita”. Eppure, nel momento in cui si conosce il motivo per cui McCartney l’ha scritta, viene decisamente facile pensare, che l’incipit del testo, ad esempio, ammicchi proprio a una “piacevole dipendenza”: “I was alone, I took a ride, I didn't know what I would find there / Another road where maybe I could see some other kind of mind there» ("Ero solo, ho fatto un viaggio, non sapevo cosa avrei trovato là / Un'altra strada dove forse potrei incontrare qualche altro modo di pensare").

A prescindere dal contenuto testuale, la canzone è importante, perché è la prima volta che i fiati compaiono in un brano dei Beatles. In studio, al momento della registrazione, fu, infatti, chiamata una sezione fiati (tre trombe e due sax tenori), perché McCartney aveva intenzione di dare al brano un suono molto soul, che ricordasse quello Stax e Motown. Non solo. Per la prima volta, a prova di quanto i fab four fossero capaci di innovare, i microfoni furono inseriti direttamente nella campana degli strumenti a fiato, e non più a un metro di distanza, come si era soliti fare fino ad allora.

La canzone fu in seguito oggetto di numerose cover, tra cui spicca, per notorietà, quella eseguita dagli Earth, Wind & Fire, una rilettura funky inserita nella colonna sonora del film del 1978 Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band. La pellicola, interpretata da Peter Frampton, The Bee Gees e Aerosmith, fu un clamoroso fiasco al botteghino, ma la canzone, in questa nuova veste, scalò le classifiche americane, arrivando fino al nono posto.

 


 

Blackswan, giovedì 02/06/2022

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