mercoledì 10 dicembre 2025

White Lies - Night Light (PIAS, 2025)

 


Sono passati ormai sedici anni dal loro album di debutto, To Lose My Life…, un disco che fece gridare molti al miracolo e che raggiunse il primo posto nelle classifiche del Regno Unito, grazie a un suono che sembrava una versione light, ma non banale, di quello plasmato qualche tempo prima da band come Editors o Interpol.

Tuttavia, il trio londinese ha dimostrato di essere qualcosa in più di un gruppo di semplici replicanti. Nel corso degli anni, i White Lies, ovvero Harry McVeigh, Charles Cave e Jack Lawrence-Brown, hanno affinato la loro arte, cimentandosi con generi diversi e trasformandosi, pur senza rinnegare del tutto la sintassi musicale che li aveva portati al successo con il loro esordio.

Con Night Light, il primo materiale pubblicato dal 2022, il trio ha cambiato approccio alla registrazione, componendo prima i brani a casa del cantante, Harry McVeigh, provandoli quindi dal vivo e infine, con le idee più chiare, registrandoli in forma definitiva. Il disco, inoltre, si orienta verso una direzione musicale diversa, le sonorità sono decisamente meno oscure e più fruibili, alternando momenti introspettivi ad altri più esuberanti, guardando di più agli anni ’70, e abbracciando generi diversi come rock, disco e funky.

Il disco fila via che è un piacere, gli arrangiamenti sono brillanti e d’ampio respiro, e la scelta di inserire in scaletta solo nove canzoni, tiene lontano dal rischio di filler.

"Nothing On Me" è una bella botta iniziale, aperta da un synth gorgogliante e trainata da un groove ossessivo e aggressivo, che innerva il breve brano di una giusta dose di tensione. Che si allenta subito dopo con la sinuosa "All The Best", un brano a due velocità, emotivamente struggente quando rallenta, intensa ed esuberante quando accelera, e in cui le linee vocali ben si adattano alla ricchezza degli arrangiamenti e all’andamento ondivago dello spartito.

Una canzone audace rispetto agli standard della band, così come la successiva "Keep Up", che piazza un ritornello irresistibile in una struttura dalla ritmica complessa e da suoni che potresti trovare in un album di Peter Gabriel.

"Juice", con quel leggero velo di malinconia, che ricorda un po’ gli Editors, è uno dei brani più innodici del disco, a sottolineare la capacità dei White Lies di creare melodie semplici, ma efficaci, perfette per esaltare la band sul palco.

Il cuore dell’album è, poi, occupato da "Everything Is Ok", una ballata per pianoforte e avvolta di calda elettronica, che suona molto Bruce Springsteen, un brano emotivamente profondo, che trasmette al contempo intensità e fragilità ("Ho detto che va tutto bene, altrimenti niente sarebbe più andato bene"). Le atmosfere del New Jersey sfumano di fronte all’inebriante "Going Nowhere", in cui si respira un’aria da fine anni settanta, e un piacevole dejavù che sa di New York e Talking Heads.

I tre brani che chiudono l’album sono perfettamente all’altezza di quanto già ascoltato: la title track si dipana su splendide trame melodiche, che spingono verso un finale in pulsante crescendo, "I Just Wanna Win One Time" è grintosa, quasi rabbiosa, ma nasconde un’anima prog nel drumming leggermente in controtempo e nei rigogliosi arrangiamenti, mentre "In The Middle", la conclusiva traccia dell’album (che è anche la più lunga), coi suoi synth pulsanti e una linea di basso incalzante riconnette i White Lies alla loro vera natura, arricchita da un tocco prog nel finale, e chiude di slancio un disco assolutamente riuscito.

L'approccio live al processo di scrittura ha permesso al trio di enfatizzare il contributo di ogni membro e di abbandonarsi all’intuizione del momento. Così in Night Light, i White Lies catturano l'attimo e si divertono, prendendo stili diversi e fondendoli con il nucleo musicale che li ha sempre contraddistinti. Un approccio che dovrebbe preparare la band alla prossima fase della carriera.

Voto: 7,5

Genere: Post Punk, Rock, Pop

 


 

 

Blackswan, mercoledì 10/12/2025

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