In una scena metal frastagliata, ricca di band e decisamente interessante come quella islandese, si inseriscono, ultimi arrivati, anche i Múr, gruppo nuovo di pacca che ha pubblicato il suo seducente esordio sul finire del 2024.
Un
debutto che ci era sfuggito nel periodo frenetico di fine anno, e che
andiamo a recuperare con molto piacere, visto che, nonostante si tratti
di un’opera prima, ci troviamo di fronte a una band molto consapevole e
già matura, che nei cinquantaquattro minuti di durata della scaletta,
mette sul piatto un disco poliedrico che attinge liberamente dal
progressive e dal post-metal, dando vita a un viaggio emotivamente
seducente. I Múr dovrebbero piacere ai fan di band come The Ocean,
Opeth, Ihsahn, Cult Of Luna e Alcest, per citare i riferimenti più ovvi.
È importante notare, però, che il quintetto islandese non suona mai
come se stesse plagiando, mettendo semmai in luce una personalità ben
delineata, che conquista fin dal primo ascolto.
Pur in un contesto immediatamente riconoscibile, infatti, la scrittura dei brani è ottima e si tiene lontano dai clichè più ovvi, dando vita a una struttura musicale atmosferica e umorale, che alterna momenti più morbidi e malinconici a frequenti incursioni in territori più oscuri, in cui pesantezza e aggressività la fanno da padrone. Un’aggressività, però, non fine a se stessa, ma che trova un intrigante contrappunto in paesaggi sonori avvincenti, che spaziano da una delicata introspezione ad avvincenti digressioni epiche.
Un
connubio perfetto, presentato con ottime competenze tecniche e una
evidente eleganza formale, e che trova la sua perfetta declinazione
nell’utilizzo alternato tra voci pulite e screaming, entrambe
perfettamente incastonate nel tessuto sonoro. Una musica di sicuro
impatto, dunque, che denota un’accurata ricerca anche in fase di
produzione, senza tuttavia perdere un grammo del lato emotivo della
proposta.
In tal senso, segnaliamo l’iniziale "Eldhaf", nove minuti di pura emozione per un brano che è chiave di lettura per l’intero album. Voce pulita, quasi ieratica nella declinazione delle liriche, incedere maestoso, mood oscuro e inquieto, e un alternarsi fra accelerazioni, momenti di stasi e cupa malinconia. Lo stesso dicasi per la conclusiva "Holskefla", in cui la bella ed evocativa linea melodica si schianta contro un muro di chitarre ruggenti e un aspro screaming, dando vita a dieci minuti ipnotici, lividi, confezionati con assoluta maestria.
Non
mancano, ovviamente, momenti ancora più estremi, come la title track,
tanto feroce quanto strutturalmente complessa, o la schizofrenica
"Messa", in cui fa capolino anche un inaspettato tocco di elettronica,
ma nel complesso la scaletta è ricca di profondità emotiva e seducente
nella sua ricerca atmosferica.
Tutti elementi, questi, messi al servizio di qualcosa di più grande della somma delle singole parti, in cui anche i momenti più estremi sono una colorazione fra le tante in scaletta, circostanza che consente alla band di esplorare, di cambiare spesso registro, di evocare una serie di panorami cinematografici ed epici, in grado di carpire immediatamente la curiosità dell’ascoltatore.
Un esordio, dunque, davvero riuscito, che offre un’esperienza d’ascolto stratificata e, certo, non di facilissima fruizione, soprattutto per chi non è aduso a certe sonorità. Se il buongiorno, però, si vede dal mattino, è inevitabile prospettare per i Múr un futuro di sicura rilevanza non solo nella scena islandese, ma anche internazionale.
Voto: 7,5
Genere: Post Metal, Prog Metal
Blackswan, venerdì 31/01/2025
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