Più o meno, l'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori è andato.
E' passata la tesi secondo cui il mercato del lavoro in Italia è stagnante perchè è troppo difficile licenziare.
All'estero questa nostra riforma sembra riscuotere consensi e di questo dovremo pur prendere atto.
Il tempo dirà se arriveranno dall'estero anche gli investimenti, oltre alle lodi, ed ho la sensazione che le due cose non vadano così di pari passo.
Leggo ad esempio che Ikea, dopo sei anni di tentativi, ha abbandonato l'idea di costruire un nuovo stabilimento nella zona di Prato.
Leggo anche che British Gas, dopo undici anni di tira e molla, non riesce a realizzare un rigassificatore a Brindisi e pensa di trasferire altrove il progetto.
In entrambi i casi, chi rema contro sono le rispettive Provincie, vale a dire enti locali che tutti (a destra come a sinistra) si erano detti intenzionati a sopprimere ma che invece proliferano, Lodi, Lecco, Monza Brianza e la fantastica Cusio Verbano Ossola, per parlare solo della Lombardia.
Però il problema sembra essere l'art. 18 e ne prendo atto, sarò io che non capisco mai niente, pazienza.
Sul Corriere di settimana scorsa leggevo una lettera aperta a firma congiunta Roberto Maroni e Maurizio Sacconi, ex ministri del lavoro, i quali esordiscono rimestando la solita trita e ritrita stupidaggine secondo cui il povero Marco Biagi è morto "anche" perchè il suo Libro Bianco sul lavoro fu troppo duramente osteggiato dalla sinistra e dai sindacati, come a dire che chi non era d'accordo con lui non è che gli abbia proprio sparato ma insomma....
Ma è micidiale la chiusura della lettera: "Abbiamo, come comunità, già pagato molto in termini di vite spezzate e di prezioso tempo perduto. Gli imprenditori, soprattutto piccoli e medio-piccoli, e i lavoratori condividono oggi la terribile insicurezza del reddito e di una stessa vita attiva. A essi la politica, la buona politica, dovrà saper offrire con la sobrietà delle decisioni e la lucidità della visione che le ispira quella speranza che mobilita la responsabilità di ciascuno".
E' ovviamente un cumulo di merda, e non avevo dubbi dati gli estensori, ma qualcosa di vero c'è.
Ormai, si suicidano in pari misura dipendenti ed imprenditori, davanti alle Camere del Lavoro, o alle sedi di Equitalia o alle banche che non aumentano un fido o revocano un castelletto.
Marchionne, che come sempre è il più svergognato, va oltre e pontifica che i diritti sono importanti, ma che a forza di volere diritti sempre crescenti si rischia di morirci, sotto ai diritti.
Dice che lui ai suoi dipendenti consiglia sempre di non avere certezze e di rimettersi continuamente in gioco (stay hungry, stay foolish, ricordate Steve Jobs?), e dice che è ora di rendersi conto che la vita non è solo avere, e che per avere (diritti ed altro) bisogna anche dare.
Dare che cosa, e a chi, non si sa.
Da tutto questo emerge un quadro inequivocabile: secondo questa gente non ci sono più certezze, non ce ne potranno più essere, per nessuno, e quindi bisogna che diventiamo tutti imprenditori di noi stessi.
Bisogna mettersi in gioco, giorno per giorno, senza pianificare nulla che non sia a breve o tutt'al più medio termine.
Stabilirsi in un luogo volendoci rimanere? Non va bene.
Una famiglia? Scordiamocela.
Mobilità, mobilità, sul territorio, nel lavoro, e quindi in tutto.
Sei mesi da ufficio acquisti in una azienda a Milano, un anno a raccogliere fichi in Basilicata,
otto mesi a vendere vernici in Emilia Romagna, fra tre anni agenti immobiliari a Courmayeur, ma perchè no?
Basta muoversi, basta essere hungry e foolish, e le occasioni fioccano.
Io, nel mio piccolo, essendo libero professionista, a modo mio faccio impresa, non ho nè ho mai voluto avere il "posto fisso" perchè so che non è adatto al mio carattere.
Però ho sempre ritenuto desiderabile che la gente possa scegliere di dedicare al suo lavoro una giusta quantità di tempo e di energie, a fronte di una giusta retribuzione, per avere il tempo e la forza di fare anche altro, di andare a prendere i figli a scuola, di andare al parco con il proprio compagno/a a prendere un gelato alle sei del pomeriggio quando è stagione, un cinemino, cose così.
Un patto nel segno di "io ti do una quantità ragionevole di me stesso e tu in cambio mi dai una somma ragionevole e dignitosa di denaro.
Quello bravo, quello assatanato, quello che è pervaso dalla scintilla di Prometeo sei tu, magico imprenditore, io la scintilla non l'ho, nemmeno mi interessa averla, ma sono onesto e fedele, va bene a te e va bene anche a me".
Sembra che non si possa più.
Sembra che non sia più sufficiente una onesta vita facendosi il mazzo dietro una pressa, o dietro una scrivania, che a volte è quasi lo stesso.
Non si può più pretendere stabilità di lavoro e di vita, non si possono più volere diritti, bisogna vivere ogni giorno cercando di inventarsi qualcosa, senza certezze, come fanno loro.
Come fa Marchionne, che nei suoi anni in Fiat ha già guadagnato abbastanza da dare sicurezza a dieci generazioni di piccoli Marchionne, e il grosso lo deve ancora prendere.
E però dice agli altri che devono rinunciare ai loro schemi vecchi e prefissati.
Stabilità e diritti, ma va, a che cosa vi servono? Guardate me, io non ne ho eppure sto bene lo stesso, dice l'ottimo Sergio.
Come fanno Maroni e Sacconi, che in un paese normale sarebbero forse, ma dico forse, due amministratori di condominio, e che qui sono stati ministri, che dicono abbassate i toni, fratelli e sorelle, vogliatevi bene, se no siete complici di chi ha ucciso Biagi, vogliate bene al vostro padrone, siate flessibili, soprattutto in avanti a novanta gradi, altrimenti all'estero pensano male di noi, condividete con il vostro padrone l'insicurezza del reddito.
Come dite, non sono gli stessi redditi? Ma che ragionamenti capziosi, sarete mica comunisti?
Loro per la verità non la subiscono mica tanto, l'insicurezza del reddito, tra stipendio da parlamentari e tutto il resto, ma fa niente, è così bello e costa così poco belare sciocchezze sulla vita degli altri...
Io ho ribrezzo di questa gentaglia, ho pena di questo paese e ho paura di che cosa il nostro mondo potrà diventare nel giro di qualche decennio.
Vorrei che nascesse qualcosa di diverso, di più umano e di più inclusivo per tutti.
Credo che sia possibile, ma credo anche che non sarà gratis.
Si annunciano anni di lotta.
Non so voi, ma io ci sono.