mercoledì 3 febbraio 2016

MORTAL TIDES - LIGHT IN / LIGHT OUT



Scoperti grazie a una segnalazione dell'amico Bartolo Federico sul suo ottimo blog, DustyRoad, i Mortal Tides sono stati una delle più interessanti scoperte di questo inizio 2016. Inglesi di Cambridge, tutti più o meno sulla ventina, un Ep all'attivo datato 2013 (Break Of Blue), i Mortal Tides esordiscono nel giro che conta con un disco che sembra il frutto, ragionato e maturato dalle menti di navigati musicisti. La materia è quella ormai consunta dell'indie-folk, tanto di moda in questi anni da avercene quasi le tasche piene. Tuttavia, nello specifico, la band capitanata da Noah Bevington, riesce a superare gli steccati di genere, grazie ad alcuni spunti davvero interessanti. In primo luogo, la centralità del pianoforte e del contrabbasso rende il suono meno roots, e lo sviluppo delle canzoni appare fin dal primo ascolto molto meno scontato di quanto ci si potrebbe aspettare. Non mancano riferimenti al moderno folk anglosassone, ma, tanto per avere un termine di paragone, i Mortal Tides si tengono ben distanti da certe smancerie alla Mumford & Sons (l'unica canzone che li tira in ballo è No Midas) e evitano l'approccio pretenzioso dei concittadini Alt-J, con cui spartiscono, almeno in alcuni momenti, una certa complessità negli arrangiamenti. Le dodici canzoni di cui si compone Light In / LIght Out palesano, invece, una solidità e una maturità compositiva inaspettata, e se la dimensione, grazie anche all'uso di strumenti tradizionali, resta decisamente orchestrale, i brani palesano spesso un'identità cellulare più prossima al rock che al folk (Houses & Drums, la straripante I Grow Cold) e una tendenza a sbrigliare gli strumenti in impetuosi crescendo che, immaginiamo, potrebbero avere una grandissima resa soprattutto dal vivo (Naiad II). In definitiva, Light In / Light Out riesce a suonare meravigliosamente dall'inizio alla fine, lasciandosi alle spalle molte ovvietà e cercando di proporre un nuovo modo di leggere un vecchio spartito. E se teniamo conto che si tratta dell'opera prima di un gruppo di ventenni, la voglia di alzarsi in piedi a tributare una standing ovation è davvero tanta.

VOTO: 7,5





Blackswan, mercoledì 03/02/2016

martedì 2 febbraio 2016

THE SOLUTION - COMMUNICATE ! (2004, Wild Kingdom)



 











La musica Soul, come il Blues, non morirà mai; continuerà a sollevare la testa nei luoghi più impensati, a simboleggiare un’era di speranze e di aspirazioni (...) Da Soul Music - Gli anni d’oro della musica nera. Peter Guralnick (Arcana)

Vi era piaciuto The Commitments? Si, ok, allora continuate a leggere. E se non vi era piaciuto continuate a leggere lo stesso, si può rimediare, non si sa mai nella vita :). Questo esordio dei Solution è l’album dei sogni di Jimmy Rabbitte l’indomito manager della band dublinese immaginata da Roddy Doyle e messa su pellicola da Alan Parker nel 1991. Questo è un album in cui vantarsi d’esser neri è una filosofia di vita.

Alla voce, non Andrew Strong (Deco), ma Scott Morgan, al suo fianco, non Glen Hansard (Outspan), ma Nick Royale. Il camaleontico genio di Detroit e il cantante/chitarrista della band Punk Rock svedese Hellacopters.  

I due già fanno coppia fissa negli Hydromatics (con la complicità di Tony Slug dei Nitwitz), condividendo l’amore per il Garage Rock dei sixties. Ma l’amicizia nasce qualche anno prima quando, Royale e i suoi Hellacopters, invitano Morgan in studio e dal vivo per la “beatificazione” di alcune cover dei Sonic’s Rendezvous Band (la leggendaria band di Morgan con Fred “Sonic” Smith degli MC5, Scott Asheton degli Stooges e Gary Rasmussen degli Up) tra le quali la celeberrima “City Slang”.
Altro indizio, uno Split degli Hellacopters del 2001 in combutta con i finlandesi Flaming Sideburns (“Le Basette Fiammeggianti”, si può essere più allucinati di così? :)). Titolo: White Trash Soul! I presupposti c’erano già tutti. Mettiamoci poi gli esordi R’n’B di Scott con i Rationals ed è facile intuire il motivo di questa collaborazione SuperSoul. Un ritorno a casa per Scott, un nuovo credo per Nick. 




Non è comunque una casualità per le gelide lande scandinave, già i Creeps e i Wylde Mammoths nel decennio precedente, scaldarono cuori e membra degli infreddoliti connazionali. Quando il termometro si attesta sui -20 cosa meglio di una miscela ribollente Garage Soul?

Leggendo i credits dell’album viene tuttavia da sorridere: Mattias Hellberg (rhythm guitar), Gustav Bendt (saxofon), Robert Dahlqvist (lead guitar in Soulmover). E poi le coriste, Jennifer Strömberg, Linnea Sporr, Cecilia Gärding, Linn Segolson. Sembra il cast della serie TV The Bridge invece è una grande, grandissima band Soul-Oriented. Quando si dice melting pot musicale. Fantastici.

Si inizia con Get On Back e già siamo pari e patta con la peggior giornata che possa capitarvi. La festa continua con il groove pazzesco di brani come I Have To Quit You, Phoenix, Soulmover. Up and down assicurato, come da tradizione, con le seducenti My Mojo Ain't Workin' No More, Top Of The Stairs e She Messed Up My Mind. Due le cover, Widow Wemberly di Tony Joe White e Must Be Love Coming Down di Curtis Mayfield. Ci siamo capiti, Wilson Pickett  che gareggia a chi è più “cool” con Geno Washington, inutile citare tutte le canzoni. Il disco è stato registrato a Stoccolma ma è impossibile non pensare alle sacre stanze di Stax e Motown o a quelle della Muscle Shoals.

Fatevi un regalo, procuratevelo e mettetelo su, i Solution vi inonderanno di energia e buonumore. Questo è un disco da ascoltare assieme a chi si vuol bene. Anzi, tirate su il volume, così che sentano anche i vicini, vuoi vedere che apprezzeranno e diventeranno meno stronzi del solito!

Nel 2007 i Solution hanno dato alle stampe il loro secondo e, ad oggi, ultimo album “We Not Be Televised”. Superfluo consigliarlo calorosamente a tutti. Altri 11 brani al fulmicotone. Il miglior Soul “bianco” in circolazione.

Nel 2013 Roddy Doyle ha dato un seguito a The Commitments, “La Musica è Cambiata” (Guanda). Jimmy Rabbitte, oramai cinquantenne, combatte un cancro ma non ha smesso di sognare e divertirsi con il R’n’R. Qualche mese fa si è saputo che anche Scott Morgan sta affrontando lo stesso male.
Chiunque voglia sostenerlo può farlo inviando il proprio contributo a questo indirizzo:



 


Porter Stout, martedì 02/02/2016

PS: La collaborazione con Porter Stout sta prendendo quota: ecco un'altra esemplare recensione.





lunedì 1 febbraio 2016

IL MEGLIO DEL PEGGIO





Riceviamo dalla nostra freelance Cleopatra e integralmente pubblichiamo

"Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!" (Dante Alighieri, Canto VI del Purgatorio).

Diciamoci la verità, l'Italia un po' servile lo è sempre stata. Questa naturale propensione alla subalternità era già nota fin dai tempi del Sommo Poeta che ben conosceva il mal vezzo della classe politica nostrana. Passano gli anni, ma tutto resta drammaticamente uguale. Renzi come Berlusconi, se non peggio. In tema di figuracce, Silvietto non ha eguali. Vi ricordate quando concesse a Gheddafi, 'scortato' da un harem di avvenenti amazzoni e da ben 30 cavalli arabi, lo spazio per la tenda beduina nel parco di Villa Doria Pamphili? Correva l'anno 2010 e quella era ribattezzata "l'Italietta berlusconiana" da cinepanettone. Fummo, a ragione, il bersaglio della stampa di tutto il mondo, bollati come paese sottomesso che svende i valori della cultura occidentale.
Il Pd, allora all'opposizione, non risparmiò invettive all'ex Cavaliere, reo di complicità nella violazione della dignità delle donne italiane. Tutto il mondo intellettuale si profuse in parole di biasimo nei confronti di Berlusconi.
Non sono passati molti lustri e il Magnifico Matteo sembra ripercorrere paro paro le orme del maestro Silvio. L'occasione si presenta con la visita a Roma del presidente iraniano Hassan Rohani, impegnato in una serie di incontri in Europa per promuovere il suo paese. Fin qui nulla di rilevante, se non fosse che qualche "solone" abbia deciso di coprire le nudità delle statue di epoca greco- romana, esposte nella sala destinata alla conferenza stampa del leader iraniano e del bischero Matteo. Così, la Venere Esquilina e il gruppo scultoreo Ephedrismos sono stati orrendamente occultati da pannelli di cartongesso per non turbare la sensibilità dell'ospite illustre. L'ennesima gaffe, per non dire di peggio. Il bello è che dopo l'incidente, è iniziato il solito rimpallo di responsabilità. Nessuno sapeva, men che meno il Premier e il Ministro della Cultura. Tutto si è svolto a loro insaputa. Scajola docet. Ora, la parola passa alla commissione di inchiesta e l'Italia si copre ancor più di ridicolo. Del resto, cosa sarà mai rinnegare il nostro passato e svendere la nostra cultura quando ci sono in gioco 17 miliardi di affari? Si è svilita l'arte che, evidentemente, è stata degradata a una sequenza di tette e culi di qualche statua. Molto rumore per nulla, avrà pensato qualcuno. Business is business, e non ce n'è per nessuno. Neppure per Venere. 

Alessandra Mussolini, durante un botta e risposta con l'assessore Pd Majorino: "Ma magari resuscitasse mio nonno! Pure per un mese!"

Antonio Razzi, su Twitter: "Sono stato riconfermato segretario della terza commissione Esteri".

Riccardo De Corato (capogruppo FdI in Lombardia), a proposito della legge sulle unioni civili: "Non accettiamo lezioni da chi organizza corsi su bondage e sadomasochismo!"

Cleopatra, lunedì 01/02/2016