domenica 2 ottobre 2016

SUNDAY MORNIG MUSIC







Mark Lanegan - I'll Take Care Of You







Tanti si sono cimentati nella riproposizione questo brano di impareggiabile bellezza composto da Brook Benton ed eseguito per la prima volta da Bobby Blend nel 1959: Van Morrison, BB King, Elvis Costello, Beth Hart & Joe Bonamassa, Gil Scott-Heron. Lanegan lo sceglie per intitolare il suo quarto album solista del 1999 e ci regala una interpretazione da brividi. 


The Saints - Know Your Product 

 

 

La prima ondata dell’Aussie Punk fu caratterizzata da band leggendarie come Radio Birdman, Scientists, Victims e, naturalmente, i Saints di Brisbane che anticiparono tutti nel ’76 con (I’m) Stranded. Due anni dopo firmano con la EMI e volarono a Londra per registrare il loro secondo album Eternally Yours. Troveranno contratti da firmare ed inviti a Top Of The Pops, la furia originaria del Punk s’era già trasformata in industria. L’effervescente R’n’B contenuto in Know Your Product ben rappresenta il loro tentativo di andare oltre. Pezzo contagiosissimo!
 

The Black Angels – Evil Things

 

   

Tra le più interessanti band neo-psichedeliche in circolazione, i texani Black Angels arrivano oggi al decimo anno di attività (4 album e altrettanti Ep). Nel loro sound il meglio dei sixties: Elevators, Velvet e Doors. Uno di quei gruppi quindi da evitare come la peste per chi pensa che Arcade Fire e Daft Punk rappresentino il meglio sulla piazza. Affari loro, i Black Angels intanto continuano a scrivere grandi canzoni: Evil Things è una di queste. 


Porter Stout, Domenica 02/10/2016

 

 



sabato 1 ottobre 2016

WOVENHAND – STAR TREATMENT



Sono passati ormai vent’anni dall’uscita di Sackloth’n’ Ashes, esordio datato 1996 dei 16 Horsepower, band con cui David Eugene Edwards si affacciò sulle scene dell’alternative rock a stelle e strisce. Da quel disco, di acqua sotto i ponti ne è passata tanta: la ragione sociale è mutata in Wovenhand, i dischi messi in cantiere (tra full lenght in studio, live e raccolte) sono arrivati quasi a venti e le fila degli adoratori del culto non hanno mai smesso di crescere. In tutto questo tempo, DEE ha però tenuto fede a sé stesso e alla sua visione musicale con granitica coerenza, modificando appena il suono con cui continua a raccontare le storie di fantasmi che infestano la sua anima tormentata. Se talvolta l’accento batte su un folk scarno, nervoso e gotico (il non eccezionale Refractory Obdurate del 2014, per citare l’ultimo episodio in ordine di tempo), in altre occasioni Edwards ha sposato sonorità decisamente votate al rock, più rumorose, quindi, ma altrettanto inquiete e oscure. Star Treatment, in tal senso, è praticamente il seguito di The Laughing Stalk, da cui DEE mutua un approccio più heavy (Come Brave), lo sferragliare delle chitarre e un inclinazione a stento trattenuta verso il noise (l’inquietante Swaying Reed). Ciò che resta immutata consuetudine sono, invece, le dark waves che attraversano quasi tutte le undici composizioni in scaletta. Edward, il suo calesse e i suoi cavalli neri, si gettano a perdifiato nel buio della notte, mentre, tutto intorno, si perde a vista d’occhio un ostile deserto che ricorda la foresta dei Cure: gli spiriti dei morti si aggirano fra nebbie sospette ed erbacce, il baluginare malevolo delle stelle incombe, il canto di guerra di un Cherokee attraversa l'aria gelida, trafiggendo il costato. Polvere e blues, zaffate di zolfo, Nick Cave e William Faulker, Landsdale e Mac Carthy. Star Treatment è, dunque, l'ennesimo capitolo del grande romanzo gotico americano narrato da Edwards: i grandi spazi al culmine della notte, terre desolate e sordidi anfratti, i misteriosi riti sciamanici della cultura indiana, l'invasato declamare di un allucinato predicatore, per cui la spiritualità è solo pentimento e fiamme dell'inferno. Insomma, la musica dei Wovenhand non cambia, ma suona sempre straordinariamente efficace.

VOTO: 7





Blackswan, sabato 27/09/2016