martedì 5 giugno 2018

PARKER MILLSAP - OTHER ARRANGEMENTS (Okrahoma Records, 2018)

C’era molta curiosità e, a dire il vero, anche qualche perplessità, riguardo a questo nuovo Other Arrangements, presentato dallo stesso Parker Millsap come qualcosa di completamente diverso dai dischi precedenti. Dischi, assai apprezzati dalla critica specializzata, che fin da subito ha considerato il ragazzo di Purcell una sorta di enfant prodige dell’Americana, e dal pubblico di appassionati, che ha premiato l’omonimo album del 2014 e The Very Last Day del 2016, con due prime piazze nelle classifiche statunitensi di genere.
Questo ultimo lavoro, in particolar modo, aveva certificato la maturità compositiva di Parker, capace di miscelare con sapienza il proprio background gospel e blues (appreso frequentando la chiesa del padre, un pastore pentecostale) con la tradizione rurale del Sud e un’attrazione estemporanea ma vibrante verso il rock’n’roll delle origini.
Se nei precedenti lavori prevaleva il suono acustico e una moderna visione di ballata sofferta in bilico fra sonorità folk e blues, relegando la chitarra elettrica a episodi convincenti ma marginali, con Other Arrangements (titolo esplicativo al pari della copertina che ritrae Purcell con una fiammante sei corde rossa di “cochraniana” memoria) la prospettiva si ribalta, ponendo al centro del nuovo corso un numero consistente di decibel e un suono rock che non è più solo sfogo momentaneo.
Non mancano, certo, episodi che rimandano al passato e in cui Parker continua a eccellere, regalandoci alcuni dei momenti migliori in scaletta. Il folk di Good Night, che vibra e si espande sulle note del violino del sempre ottimo Daniel Foulks (una costante del suono di Millsap), le trame blues della spigolosa Tell Me o la famigliarità gospel di Coming On sono un marchio di fabbrica che Millsap gestisce con la consueta bravura e originalità di scrittura.
Other Arrangements, come detto, imbocca, però, anche altre strade, esce dalla consueta penombra e dagli struggimenti dei dischi precedenti, per sfoderare un’irresistibile carisma pop rock, che Millsap innerva di energia e di esuberanza giovanile.
Fine Line, ad esempio, apre il disco con un rockaccio sporco in cui si scoprono citazioni stonesiane, mentre Some People sgomma veloce sull’interplay nervoso delle chitarre (acustica ed elettrica) e Gotta Get To You sembra rubare l’incipit power pop a un pezzo dei Foo Fighters.
Collante di questa composita scaletta (per una durata complessiva di trentacinque minuti) è la voce di Millsap, straordinariamente potente e volitiva, che si sposa perfettamente con le tonalità più blues, e risulta graffiante, quando il ragazzo rockeggia, e languida, invece, quando il passo lento della ballata viene a sfiorarci le corde dell’anima. Come succede nella conclusiva Come Back When You Can’t Stay, struggente chiosa, scritta e cantata con Jillette Johnson, e autentico gioiello di un disco che conferma Parker Millsap, in condominio con Sturgill Simpson, Chris Stapleton e Jason Isbell, una delle punte di diamante del nuovo suono americano.

VOTO: 7,5





Blackswan, martedì 05/06/2018

lunedì 4 giugno 2018

IL MEGLIO DEL PEGGIO



Tutto è bene quel che finisce bene: la nomina del professor Giuseppe Conte a nuovo primo Ministro chiude la porta a un caos istituzionale durato la bellezza di 87 giorni. Abbiamo schivato miracolosamente l'armageddon di una sciagura finanziaria dagli effetti devastanti a cui si sarebbe aggiunta la famelica ingerenza dell'Unione Europea, i cui protagonisti, Gunther Oettinger e Jean Claude Juncker in testa, non hanno mancato di affastellare dichiarazioni decisamente sopra le righe. Frasi decontestualizzate o no, l'Italia si è ritrovata come un animale ferito in mezzo alla savana, in preda a un branco di iene. E'accaduto l'inimmaginabile: si è passati dallo spauracchio di elezioni anticipate al 29 luglio a un possibile governo tecnico a guida Cottarelli, passando per le secche di un impeachment evocato da un dissennato Luigi Di Maio, sostenuto da una pasionaria Giorgia Meloni, fino alla resipiscenza di un Matteo Salvini, incaponitosi sulla nomina dell'euroscettico Paolo Savona all'Economia. Il neo ministro dell'Interno deve avere fatto due calcoli e magari ha pure chiesto lumi al Dio Po: consapevole che un diniego ostinato al nascente governo lo avrebbe condotto con ogni probabilità su un terreno scivoloso anche da un punto di vista elettorale, ha pensato bene di sotterrare l'ascia di guerra e di tornare a Canossa dal presidente Mattarella, anch'egli reduce da un tourbillon di eventi rocamboleschi. E' una pazza Italia quella che abbiamo visto nei tre mesi più turbolenti della storia repubblicana. Ma anche una partita a scacchi in cui i tatticismi e le strategie si sono avvicendati in un crescendo di colpi di teatro con un lieto fine ancora tutto da decifrare. Il tempo delle chiacchiere è scaduto. Ora, più che mai, contano i fatti perchè la pacchia (non quella dei clandestini) è davvero finita.  

Cleopatra, lunedì 04/06/2018 

domenica 3 giugno 2018

PREVIEW




Il nuovo disco di Shemekia Copeland vedrà la luce il 3 agosto via Alligator Records. L’album, il nono della discografia della Copeland e il primo da Outskirts of Love del 2015, è stato registrato presso i Butcher Shoppe di Nashville e si intitola America’s Child. Prodotto dal multistrumentista e singer songwriter nashvilliano Will Kimbrough, l’album contiene alcune ospitate di prestigio, tra cui quelle di John Prine, Rhiannon Giddens, Mary Gauthier, Emmylou Harris, Steve Cropper, J. D. Wilkes e Al Perkins. Il disco dal taglio decisamente blues conterrà però anche elementi rock, soul e country.





Blackswan, domenica 03/06/2018

sabato 2 giugno 2018

DANA FUCHS - LOVE LIVES ON (Get Along Records, 2018)

Se qualcuno si ricorda Across The Universe, il musical del 2007 diretto da Julie Taylor e dedicato alla musica dei Beatles, probabilmente si ricorderà anche del personaggio di Sadie (Sexy Sadie), la bella ragazza che si fidanza con Jojo. Ecco, Sadie altri non è che Dana Fuchs, quarantaduenne singer songwriter originaria del New Jersey, ma cresciuta in Florida, nel profondo sud degli Stati Uniti.
Se è vero che Across The Universe, che fu anche candidato come miglior film ai Golden Globe Awards, fu il picco di notorietà raggiunto dalla Fuchs in carriera, è altrettanto vero che la ragazza ha alle spalle una solida e interessante discografia, che le è valsa la stima della stampa specializzata e un discreto seguito internazionale (senza tuttavia quel successo in termini di vendite che meriterebbe).
Una storia, quella di Dana, fatta di coraggio e caparbietà, segnata da drammi famigliari che avrebbero piegato la volontà di chiunque (la morte della sorella per suicidio, quella del fratello per un tumore al cervello), e che invece sono stati per questa ragazza uno sprone a realizzare i propri sogni di rock’n’roll.
Così, oggi, la Fuchs ha all’attivo sette album (di cui due dal vivo), di solido rock blues declinato con evidente accento sudista e reso vibrante e sanguigno da una voce straordinariamente espressiva, che ha portato spesso a paragonare la bionda Dana alla perla del Texas, Janis Joplin. Un paragone ingombrante, ma mai come in questo caso giustificato (la Fuchs, tra il 2001 e il 2003, interpretò, sui palchi di Broadway, la Joplin nel musical Love, Janis), e che si riflette non solo nel medesimo timbro vocale roco, ma anche in una pressoché identica concezione musicale.
In questo ottavo, nuovo full lenght, Dana plasma la consueta miscela di rock, funky, soul, blues e gospel, dandole però un connotato maggiormente sudista, che richiama alla mente quel suono, divenuto marchio di fabbrica della Stax, della Motown e dei Muscle Shoals Sound Studio. Ad accompagnarla nell’avventura, una backing band d’eccellenza, composta da vecchie volpi quali il sodale di lunga data della Fuchs, Jon Diamond alla chitarra, Scott Sharrard (già con la Gregg Allman Band), anch’egli alla chitarra, l’organista Charles Hodges, il leggendario Steve Potts alla batteria (Booker T. & The M.G.’s), Glenn Patscha alle tastiere e Jack Daley al basso.
Registrato in solo undici giorni e quindi attraversato da una verace urgenza espressiva, Love Lives On si apre con Backstreet Baby, un funky rock incandescente che surriscalda immediatamente l’atmosfera, corroborata ulteriormente dalla successiva e scintillante Nobody’s Fault But Mine, r’n’b con un arrangiamento di fiati da cardiopalma. Sono molte però le frecce all’arco della Fuchs, che rispolvera il suono Motown nella contagiosa Callin’ Angels, che crea un mid tempo funky con una linea di basso memorabile nella malinconica Sittin’ On, che ci riporta ai leggendari anni Stax, con la title track, lentone soul strappa mutande, che la voce superba della Fuchs rende indimenticabile, e che innerva di tensione rock blues la grintosa Ready To Rise, probabilmente la miglior canzone del lotto.
Quando, poi, si giunge alla fine della scaletta, ecco un’ulteriore giocata da fuoriclasse, un’originale e appassionata cover di Ring Of Fire di Johnny Cash, che, ne sono certo, avrebbe emozionato anche the man in black in persona. Chiosa di un disco magnifico, il migliore in carriera, di un’artista che non è solo una straordinaria interprete di canzoni altrui, ma anche una songwriter d’eccellenza. Dana Fuchs, insomma, meriterebbe la stessa visibilità e il medesimo successo della connazionale Beth Hart, rispetto alla quale, lo dico senza tema d’essere smentito, possiede un eclettismo e una tecnica superiori. E non è poco.

VOTO: 8





Blackswan, sabato 02/06/2018

venerdì 1 giugno 2018

PREVIEW



Il nuovo lavoro discografico segue il precedente e straordinario Message From The Other Side, definito da The Fader “a journey into techno’s dreamiest recesses” e da Vice “psychedelic masterpiece". Da allora i The Ancient Moons hanno viaggiato in tutto il mondo portando live il loro incredibile show, aprendo Il tour di Roisin Murphy ed esibendosi inoltre a Glastonbury e Melt!.
Heart of Sky è stato registrato ai Monastic Studios, costruiti dallo stesso Lazarus vicino alle montagne del Mugello, nel cuore della Toscana.
L’ album combina le influenze universali di Lazarus con il suo amore per il soul/funk degli anni ‘80. 
“The world influence is still there but it’s subtler,” spiega Lazarus, “I’ve been digging in crates, searching for interesting, weird music in Middle Eastern record fairs. These inspirations appear throughout the new record, but after touring I knew I wanted to write the next record with the band, utilising the power of a soulful vocalist at the front. My background is very much in soul music. I started buying records when I was 12, listening to pirate radio stations in London, going to soul all-dayers, jazz-funk, rare groove, I spent every penny on records with strong vocals and hooky choruses. On the new album, I thought maybe there was a way to connect that heart and soul to a positive, trippy, psychedelic sound.”
Il primo assaggio del nuovo album è stato la hit estiva "I Found You". Heart of Sky è cantata da Jesse Appiah, la stella nascente londinese che ha lavorato con Michael Kiwanuka, Jamie Woon, Kwabs e Jess Glynne. C’è anche la collaborazione con Ben Chetwood, sessionman che ha collaborato con tantissimi artisti, da Rudimental a King Krule, e con Rob Gentry della Heritage Orchestra, e, ovviamente lo stesso Lazarus. Infine l’album contiene anche un feat con la cantante australiana Chela nel recente singolo ‘Five Moons’.
Il risultato è un album autoprodotto dalla band il cui risultato, ammette Lazarus, “it may not be for the techno purists”, ma che ha sicuramente un respiro molto ampio, spaziando dal clubland all’alternative pop, pensato per far muovere i corpi sui dancefloor, ma anche per scuotere il cervello.
Ad accompagnare l’annuncio della release di Heart of Sky, Damian Lazarus & The Ancient Moons pubblicano l’ultimo singolo "Fly Away"- Descritto da Lazarus come “a cosmic love story”, "Fly Away" pulsa con un potente pop house intriso di soul remixato dal dj svedese Jonas Rathsman e dal produttore newyorkese Dennis Ferrer. Il remix sarà pubblicato il 22 giugno.
The Ancient Moons si esibiranno il 24 maggio all’apertura dell’Heart, a Ibiza, prima di suonare in diversi festival estivi.




Blackswan, venerdì 01/06/2018