Si potrebbe definire" Let England Shake " come il disco della maturità di PJ Harvey,ma le si farebbe un torto. Polly Jean è un artista maturata subito,fin dagli esordi.Una ragazzina nata adulta,capace di una consapevolezza nella ricerca delle forme espressive utilizzate,che ha permeato ogni suo album ,a partire dalla rabbia grunge dello scarno " Rid of me ",fino alle atmosfere cupe e malinconiche dello spettrale " White Chalk " del 2007.Dopo il bellissimo "A Woman a man walked by " del 2009,in comproprietà con John Parish ( che qui aiuta e produce insieme a Mick Harvey ),l'ex riot girl del Dorset torna con un album in studio che suona diversissimo da tutto ciò che abbiamo ascoltato prima,facendo nuovamente centro.Il fili conduttori che legano queste dodici canzoni sono l'Inghilterra,vista con gli occhi dell'amante tradita che alterna accessi di rabbia a speranzose dichiarazioni d'amore,e soprattutto la guerra,da Gallipoli all'Afghanistan,con tutto il suo bagaglio di disperazione,dolore e morte da rielaborare.Non un vero e proprio disco politico,ma piuttosto il racconto di chi la politica la subisce e cerca di comprendere le ragioni dello sfascio etico di una nazione.La Harvey ritorna a esprimersi con il verbo del rock.Ma è un rock anomalo,sghembo,obliquo,una musica fluttuante e non catalogabile,che scardina gli schemi convenzionali della canzone giocando su inserti sonori fuori sincrono ( la tromba che suona la carica su "The Glorious land " ) o addirittura dissonanti ( il campionamento reggae di "Written on the forhead" )."Let England shake " è un'opera moderna,ricca e convolgente,difficile da catalogare perchè riduce al minimo i punti di riferimento,sovrapponendo al consueto minimalismo,caratteristica peculiare dell'artista, un rock carico di epica e a tratti di oscura poesia. Un viaggio sonoro seducente e spiazzante,da cui emerge come unica certezza quella che vede la Harvey come l'incarnazione più credibile di Patti Smith.
VOTO : 7,5
Blackswan,lunedì 21/02/2011
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