venerdì 25 ottobre 2013

ROCK PILLS



ROBBIE FULKS - GONE AWAY BACKWARD

Genere : Alt Country

In circolazione dal 1989,  Robbie Fulks è una delle personalità di spicco della scena alternative country a stelle e strisce. Dodici album all'attivo, una penna magica che spesso lo ha portato ad accostamenti con il mondo letterario e una musica che ricerca nelle radici, alternando rock'n'roll e country, sono le caratteristiche peculiari di uno dei musicisti più interessanti degli ultimi anni. Oggi, Fulks torna nei negozi con un disco prodotto, niente pò pò di meno che da Steve Albini, leggendario membro dei Big Black e degli Shellac, nonchè produttore di circa 2000 album, per artisti del calibro di Nirvana, Slint, Neurosis, Stooges e tanti altri. Che cosa può saltar fuori dall'abbinamento inconsueto fra un artista roots e un produttore che si aggira invece nei territori del punk e dell'hard core? Un album bellissimo di country-blues polveroso e antico, suonato con perizia tecnica da un pugno di veterani del genere che mettono in risalto le notevoli doti di un fingerstyle e di un songwriting di Fulks. L'arpeggio trasognato di Imogene è il momento migliore di un disco che sarebbe bello poter ascoltare su una sedia a dondolo in veranda, pipa in bocca e Jack Daniel's alla mano.

VOTO : 7,5








THE AVETT BROTHERS - MAGPIE AND THE DANDELION

Genere : Alt Country, Pop

Dei fratelli Avett ho sempre apprezzato l'indiscussa capacità di comporre splendidi dischi di roots music rendendo accessibile a chiunque il genere, grazie all'utilizzo di generose dosi di pop. In questo senso, The Carpenter, uscito lo scorso anno, era un piccolo capolavoro di canzoni dall'appeal radiofonico, le cui melodie cristalline mantenevano tuttavia un elevato tasso di qualità. Un disco orecchiabilissimo, eppure mai banale, grazie anche a un soffio di crepuscolare malinconia che attraversava le dodici canzoni in scaletta. Magpie And The Dandelion, ottavo album della band, è il seguito ideale di The Carpenter, in quanto è composta da materiale proveniente prevalentemente dalle stesse sessioni di registrazione, prodotte dal grande Rick Rubin. Se gli Avett si dimostrano ancora una volta abilissimi nel ricreare sonorità che sono ormai un marchio di fabbrica, l'impressione tuttavia è che ci troviamo di fronte ad un lavoro molto meno unitario del precedente, nel quale le canzoni, non tutte allo stesso livello qualitativo, sembrano essere state assemblate un pò a caso. Se l'iniziale Open- Ended Life e la conclusiva, americanissima, The Clearness Is Gone, ripresentano una band in stato di grazia, il resto dell'album, per quanto ben suonato e ben prodotto, resta sottotono, inducendo anche qualche sbadiglio di noia. Mancano, insomma, canzoni spettacolari come Live And Die e Paul Newman Vs The Demons che facevano di The Carpenter un autentico gioiello. Qui, invece, siamo al minimo sindacale e il disco è assolutamente prescindibile.

VOTO : 6








THE DIRTY STREETS - BLADES OF GRASS

Genere : Hard Rock Blues 

I The Dirty Streets sono una giovane band proveniente da Memphis e si presentano oggi con un nuovo album, il terzo della loro discografia, che dimostra quanto questi ragazzi siano una delle realtà più interessanti del recente panorama rock blues statunitense. Ovviamente la natura stessa del genere non consente particolari spunti creativi. Basta un ascolto anche superficiale del disco per rendersi conto infatti che le fonti di ispirazione di Blades Of Grass risiedano nel classic rock e chiamino in causa campioni del calibro di Led Zeppelin, Hendrix, Blue Cheer, Cream e soprattutto le cose più dure dei Black Crowes. Eppure i The Dirty Streets dimostrano di avere un notevole piglio compositivo e sono abili a creare continui ganci di ruvide melodie che ti entrano in testa con imbarazzante facilità. Ciò che piace di questo disco, potente e cazzuto assai, è l'affiatamento del trio nel proporre un repertorio tradizionale (ma non convenzionale) con un'energia pazzesca abbinata però a una notevole perizia strumentale. Le belle canzoni si sprecano, a partire dal singolo Stay Thirsty e dall'ottima Try Harder (all'organo c'è Rick Steff dei Lucero), e la voce di Justin Toland è di quelle che non si dimenticano tanto facilmente.

VOTO : 7





Blackswan, venerdì 25/10/2013





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