sabato 10 maggio 2014

WOVENHAND - REFRACTORY OBDURATE




I Wovenhand sono una di quelle band in relazione alle quali non esistono mezze misure: o si odiano o si amano. Difficile che suscitino tiepidi consensi, che "piaciucchino" o producano solo un "certo" interesse. Il fatto è che David Eugene Edwards, padre padrone del gruppo, così come lo era dei compianti 16 Horsepower, possiede una visione musicale che appare immutabile (salvo, da ultimo, alzare un pò il volume degli amplificatori), e da vent'anni ormai si esprime attraverso canoni espressivi che non sono cambiati di una virgola. Una tale coerenza artistica, tetragona rispetto alle mode, ai tempi e ai gusti che cambiano, è davvero un bel fardello da portare, perchè impone una scrittura che, non essendo (più) innovativa, deve quantomeno essere brillante e sincera. Insomma, sta bene riproporre la consueta formula di un goth-folk che trasuda psichedelia e misticismo, che guarda ai nativi americani, al vecchio west e a una rilettura cupa, quasi ossianica, di certe influenze punk; ma se poi mancano le belle canzoni, tanta commendevole fedeltà alle proprie idee finisce per partorire solo il classico "topolino". Che piacerà comunque ai tanti fans della band di Denver e produrrà invece il consueto schifato distacco tra tutti coloro che vedono in Edwards un mezzo matto con velleità predicatorie. In tal senso, Refractory Obdurate non aggiunge e non toglie nulla a quanto già si conosceva a proposito dei Wovenhand: atmosfere cupe, chitarre in bell'evidenza, interplay fra acustico ed elettrico, la voce di Edwards, filtrata, distorta e melodrammatica, che sembra provenire dall'oltretomba e che ci racconta, in toni apocalittici e biblici, la pericolosa deriva intrapresa dal genere umano. In scaletta, non mancano poi le belle canzoni, come l'iniziale Corsicana Clip, Good Sheperd e Hiss, tutte strutturate come vuole la miglior tradizione della casa. Bastasse solo questo, saremmo felici e contenti di parlare dell'ennesimo buon disco targato Wovenhand. In realtà, la medesima formula che si ripete da un ventennio comincia a dare segni di stanchezza e a mostrare un pò la corda. Ne deriva che da fan della band quale sono (non mi sono mai perso un disco dei 16 Horsepower e dei Wovenhand ), sarei istintivamente portato a concludere questa recensione votando un sette pieno, con la riserva mentale, peraltro, di essere stato un pò stretto di manica. Tuttavia, poichè questo breve articolo è destinato anche a coloro che se ne fottono dei gusti del sottoscritto e si attendono un minimo di obiettività, proporrei la classica sufficienza che si riserva a chi, seppur con classe e gusto, ripete da sempre le stesse cose. Cercando di mediare, facciamo 6,5 e non se ne parli più.

VOTO: 6,5 





Blackswan, sabato 10/05/2014

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