Amici killers,
nei giorni scorsi mi sono riletto con attenzione un po' delle ultime cose scritte da voi e di quelle principali apparse altrove e ho ricavato una brutta sensazione.
Mi spiego.
La seconda parte del lavoro di Offhegoes sul tentato golpe spagnolo (straordinario!) ci regala l'immagine epica di tre uomini che restano al loro posto nel parlamento mentre il colonnello pazzo brandisce la sua pistola da fascista.
Quei tre, compreso il vecchio generale fascista pure lui, si sono indignati e hanno resistito.
Il pamphlet di Hessel segnalato da Blackswan contiene un inno all'indignazione, e rimanda al passato dell'autore perchè quelli della sua generazione si sono indignati per il nazismo e lo hanno combattuto (ri)conquistando così la libertà.
Poi sul Corriere leggo un'intervista a Salvatore Niffoi che dice. "per fortuna che ci sono ancora quelli del Nord Africa che si arrabbiano. Noi abbiamo perso oltre alla forza di indignarci anche il coraggio di ribellarci e di desiderare.
Il dramma è che la storia ci ha sempre detto che per riconquistare la libertà ci vuole la guerra. cerchiamo per una volta di capirlo in tempo".
Il verbo è ricorrente, e il concetto lo è anche di più.
Ci si indigna e si combatte a fronte di grandi prepotenze.
I piccoli soprusi quotidiani non indignano nessuno, soprattutto se sono ben confezionati.
Il pericolo è proprio questo.
Il nostro qui in Italia è un regimetto catodico, basato su panem et circenses, una bella riffa televisiva da qualche milione di euro, tette e culi a manetta, tanto calcio (fondamentale) et voilà il piatto è pronto.
Il regimetto non viola le libertà immediate di nessuno, chi guida la baracca non è così scemo.
Qui tutto sommato si sta bene, quattro soldi ce li hanno tutti (anche se questo non è più così vero), si mangia da dio, abiti, auto e cellulari vanno per la maggiore e, inutile dirlo, il campionato italiano è il più bello del mondo.
Quanta gente sente davvero il bisogno di cambiare?
Ricordo una folgorante vignetta di Altan che diceva. "E dopo il gelo degli anni di piombo, godetevi il calduccio di questi anni di merda".
E il regimetto questo fa, blandisce, ammalia con le sue luminarie, crea i nostri bisogni fasulli e ce ne fa anche soddisfare una certa parte.
Se vuoi che il cavallo corra, un po' di fieno glielo devi dare!
Poi però a volte arriva il collasso.
Qualche anno fa, era il periodo dei mutui subprime, negli USA succede che in una scuola superiore un ragazzo fino a poco tempo prima brillantissimo comincia ad addormentarsi in classe.
I prof lo mandano dallo psicologo, il quale lo manda da un medico normale, e viene fuori che questo tizio da mesi consumava un solo pasto al giorno perchè i suoi non avevano più una lira (anzi un dollaro).
Partono gli assistenti sociali e vedono che la famiglia vive in una bellissima villetta e fuori sulla strada c'è una magnifica BMW.
Gli assistenti, sconvolti, parlano con i genitori del ragazzo (denutriti a loro volta) e chiedono loro come cazzo è che questi non mangiano ma hanno la BMW.
Non si dice di vendere casa, che in quel periodo era anche difficile, nè di restare proprio a piedi, ma almeno prendere un'auto meno costosa.
La risposta è stata che se loro avessero venduto l'auto avrebbero perso status agli occhi dei vicini, e nessuno avrebbe più voluto parlare con loro.
Quindi, piuttosto si digiuna ma la macchina resta lì dov'è.
E qui casca l'asino, e l'indignazione.
Io sono certo che quelli che hanno vissuto da uomini liberi ai tempi dei nostri padri e nonni meritino un enorme rispetto.
Dico però che indignarsi e ribellarsi ad un mostro come il nazifascismo era per certi versi più facile, perchè il nemico era visibile e cattivo.
Lo stesso vale per chi, magari anche sbagliando, ha lottato per un mondo nuovo e un po' migliore nel 68 e poi nel 77.
Molti minimizzano, ma non dimentichiamo che quello che è successo al G8 di Genova, la polizia di Scelba lo faceva una domenica sì e una no.
Oggi c'è gente che fa un doppio o triplo lavoro per mandare i figli a sciare a Courmayeur, e nessuno si indigna.
C'è gente che si impicca a debiti assurdi perchè è convinta che senza un'auto da 300 cv non troverà mai una donna.
Così come ci sono donne che si impiccano in ugual misura per pagarsi il chirurgo che donerà loro magnifiche labbra a canotto, senza le quali non potranno mai trovare un uomo.
E nessuno si indigna.
A parte noi che scriviamo su questo blog e qualche altro centinaio di migliaia di persone sparse qua e là in Italia, chi si indigna più?
Non so voi, ma a me capita di sentire che per una persona che critica il Berlusca ce n'è subito un'altra che dice che fa bene.
Non che non è vero quello che si dice di lui, ma che fa bene!
Qualcuno diceva che la guerra sia la sola igiene del mondo.
Io credo che non sia vero, e spero che non lo sia.
Ma non vorrei che, a forza di farci togliere ogni giorno un pezzettino di libertà e di dignità in anestesia locale, si finisca per diventare troppo deboli per reagire.
Quindi, killers, occhio al regimetto perchè è un coniglio mannaro.
Sembra morbido e giocherellone ma ha denti affilatissimi ed è sempre affamato.
Milano, 7 marzo 2011.
Ezzelino da Romano
nei giorni scorsi mi sono riletto con attenzione un po' delle ultime cose scritte da voi e di quelle principali apparse altrove e ho ricavato una brutta sensazione.
Mi spiego.
La seconda parte del lavoro di Offhegoes sul tentato golpe spagnolo (straordinario!) ci regala l'immagine epica di tre uomini che restano al loro posto nel parlamento mentre il colonnello pazzo brandisce la sua pistola da fascista.
Quei tre, compreso il vecchio generale fascista pure lui, si sono indignati e hanno resistito.
Il pamphlet di Hessel segnalato da Blackswan contiene un inno all'indignazione, e rimanda al passato dell'autore perchè quelli della sua generazione si sono indignati per il nazismo e lo hanno combattuto (ri)conquistando così la libertà.
Poi sul Corriere leggo un'intervista a Salvatore Niffoi che dice. "per fortuna che ci sono ancora quelli del Nord Africa che si arrabbiano. Noi abbiamo perso oltre alla forza di indignarci anche il coraggio di ribellarci e di desiderare.
Il dramma è che la storia ci ha sempre detto che per riconquistare la libertà ci vuole la guerra. cerchiamo per una volta di capirlo in tempo".
Il verbo è ricorrente, e il concetto lo è anche di più.
Ci si indigna e si combatte a fronte di grandi prepotenze.
I piccoli soprusi quotidiani non indignano nessuno, soprattutto se sono ben confezionati.
Il pericolo è proprio questo.
Il nostro qui in Italia è un regimetto catodico, basato su panem et circenses, una bella riffa televisiva da qualche milione di euro, tette e culi a manetta, tanto calcio (fondamentale) et voilà il piatto è pronto.
Il regimetto non viola le libertà immediate di nessuno, chi guida la baracca non è così scemo.
Qui tutto sommato si sta bene, quattro soldi ce li hanno tutti (anche se questo non è più così vero), si mangia da dio, abiti, auto e cellulari vanno per la maggiore e, inutile dirlo, il campionato italiano è il più bello del mondo.
Quanta gente sente davvero il bisogno di cambiare?
Ricordo una folgorante vignetta di Altan che diceva. "E dopo il gelo degli anni di piombo, godetevi il calduccio di questi anni di merda".
E il regimetto questo fa, blandisce, ammalia con le sue luminarie, crea i nostri bisogni fasulli e ce ne fa anche soddisfare una certa parte.
Se vuoi che il cavallo corra, un po' di fieno glielo devi dare!
Poi però a volte arriva il collasso.
Qualche anno fa, era il periodo dei mutui subprime, negli USA succede che in una scuola superiore un ragazzo fino a poco tempo prima brillantissimo comincia ad addormentarsi in classe.
I prof lo mandano dallo psicologo, il quale lo manda da un medico normale, e viene fuori che questo tizio da mesi consumava un solo pasto al giorno perchè i suoi non avevano più una lira (anzi un dollaro).
Partono gli assistenti sociali e vedono che la famiglia vive in una bellissima villetta e fuori sulla strada c'è una magnifica BMW.
Gli assistenti, sconvolti, parlano con i genitori del ragazzo (denutriti a loro volta) e chiedono loro come cazzo è che questi non mangiano ma hanno la BMW.
Non si dice di vendere casa, che in quel periodo era anche difficile, nè di restare proprio a piedi, ma almeno prendere un'auto meno costosa.
La risposta è stata che se loro avessero venduto l'auto avrebbero perso status agli occhi dei vicini, e nessuno avrebbe più voluto parlare con loro.
Quindi, piuttosto si digiuna ma la macchina resta lì dov'è.
E qui casca l'asino, e l'indignazione.
Io sono certo che quelli che hanno vissuto da uomini liberi ai tempi dei nostri padri e nonni meritino un enorme rispetto.
Dico però che indignarsi e ribellarsi ad un mostro come il nazifascismo era per certi versi più facile, perchè il nemico era visibile e cattivo.
Lo stesso vale per chi, magari anche sbagliando, ha lottato per un mondo nuovo e un po' migliore nel 68 e poi nel 77.
Molti minimizzano, ma non dimentichiamo che quello che è successo al G8 di Genova, la polizia di Scelba lo faceva una domenica sì e una no.
Oggi c'è gente che fa un doppio o triplo lavoro per mandare i figli a sciare a Courmayeur, e nessuno si indigna.
C'è gente che si impicca a debiti assurdi perchè è convinta che senza un'auto da 300 cv non troverà mai una donna.
Così come ci sono donne che si impiccano in ugual misura per pagarsi il chirurgo che donerà loro magnifiche labbra a canotto, senza le quali non potranno mai trovare un uomo.
E nessuno si indigna.
A parte noi che scriviamo su questo blog e qualche altro centinaio di migliaia di persone sparse qua e là in Italia, chi si indigna più?
Non so voi, ma a me capita di sentire che per una persona che critica il Berlusca ce n'è subito un'altra che dice che fa bene.
Non che non è vero quello che si dice di lui, ma che fa bene!
Qualcuno diceva che la guerra sia la sola igiene del mondo.
Io credo che non sia vero, e spero che non lo sia.
Ma non vorrei che, a forza di farci togliere ogni giorno un pezzettino di libertà e di dignità in anestesia locale, si finisca per diventare troppo deboli per reagire.
Quindi, killers, occhio al regimetto perchè è un coniglio mannaro.
Sembra morbido e giocherellone ma ha denti affilatissimi ed è sempre affamato.
Milano, 7 marzo 2011.
Ezzelino da Romano
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