Se c’è un gruppo che ha mantenuto nel tempo un livello qualitativo altissimo, questi sono proprio i Mogway. Siamo al settimo disco in sedici anni di carriera e si ha l’impressione che il gruppo scozzese abbia ancora parecchie cose da raccontarci.Nel consueto linguaggio al quale siamo abituati,che è quello di un post- rock che si arricchisce lavoro dopo lavoro di nuove sfumature e di rinnovata intensità.Il muro elettrico delle chitarre e i feed back saturi sono il marchio di fabbrica della band,così come lo sono i lunghi soundscapes intrisi di malinconico romanticismo. Ad un orecchio distratto, il suono dei Mogway sembrerebbe ormai stereotipato sulle reiterazione delle medesime soluzioni già ascoltate nei lavori precedenti. Ma non è affatto così. Il disco suona molto omogeneo,certo, eppure entro a ben delineati canoni espressivi, sono le sfumature a indirizzare la qualità delle canzoni: frequenti inserti elettronici,digressioni psichedeliche al confine dell’acido,un certo citazionismo anni’80. E nel rumoroso incedere delle chitarre,si aprono plaghe di intimismo ( la splendida “ Letters to the metro “ ) o derive di struggente solennità ( “ To raging to cheers “ ) che spostano il baricentro delle emozioni fuori dall’epica e dentro la poesia.
VOTO : 7
Blackswan, sabato 26/03/2011
Blackswan, sabato 26/03/2011
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