Sono in circolazione 
dal 1999, si sono sciolti, poi sono tornati insieme dopo un cambio di line up, e ora sono 
una delle più belle realtà dell'hard rock targato Usa. Non sono io a dirlo, ma i 
numeri. I Buckcherry, infatti, hanno raggiunto il disco di platino nel 2006 
per l'album 15, hanno portato a casa altri due dischi di platino, sempre nel 
2006, per il singolo-bomba Crazy Bitch, e a ogni nuovo disco hanno scalato 
le charts americane alla velocità della luce (ottavo posto per Black 
Butterfly del 2008 e decimo posto per All Night Long del 2010). Merito di un 
intruglio esplosivo che miscela sapientemente sleaze metal (frequenti echi 
richiamano alla memoria Guns n' Roses e LA Guns), hard rock da FM ( gli 
Aerosmith sono più di una fonte di ispirazione ) e melodie dal sapore power 
pop. Se i precedenti album pagavano debito in modo anche sfacciato ai modelli citati poc'anzi, Confessions rappresenta per converso un bel 
salto di qualità nella discografia dei Buckcherry, che sembrano 
finalmente aver dato al proprio suono un'impronta moderna e personalissima. 
Merito soprattutto dell'efficace interplay fra la chitarra solista di Keith 
Nelson e quella ritmica di Stevie D., e della voce sempre più convincente di 
Josh Tood, che in passato collaborò, ma senza fortuna, al progetto Velvet 
Revolver ( nello specifico, Slash gli preferì l'ex Stone Temple Pilots, Scott 
Weiland). Le tredici canzoni di cui è composto Confessions sono dunque tutte 
convincenti e ben suonate, e il disco, soprattutto, denota 
grande omogeneità nell'andamento perfettamente equilibrato tra sferzate 
hard e ganci piacevolmente melodici. L'iniziale Gluttony è un 
gioiellino di sintesi di quanto detto fino ad ora : riff incalzante di chitarra, 
up tempo robustissimo, cori e ritornello orecchiabile, una vera godoria da 
ascoltare in macchina coi finestrini abbassati e i capelli al vento. Ward è un 
pò più sporca e cattivella, ma è subito compensata dalla melodica Nothing Left 
But Tears. E così, se Dreamin Of You e Sloth scelgono i tono più morbidi 
della ballata (la prima acustica, la seconda elettrica), Lust e Seven Ways To 
Die cercano invece la strada della velocità, mettendo in splendido risalto 
un parco chitarre dinamico e aggressivo.
Confessions è 
senz'altro un ottimo disco rock, sicuramente il migliore della già buona 
discografia dei Buckcherry, che non saranno dei fuoriclasse, ma il loro mestiere lo sanno fare e bene. Divertente, disimpegnato, melodico ma mai 
ruffiano, l'album piacerà molto ai rocker d'antan e, ne sono 
convinto, anche a chi bazzica raramente dalle parti di sonorità hard o 
heavy metal. In questo senso, il taglio radiofonico dei brani è una 
garanzia.
VOTO : 
7
Blackswan, mercoledì 13/03/2013 
 

 
2 commenti:
Black,
una domanda: ma secondo te c'è poi così tanta differenza tra i Buckcherry ed i Nickelback?
Per me hanno un suono simile, però i Buckcherry sono ben considerati, mentre i Nickelback sono schifati da tutti e pure tacciati di essere dei fasci.
Tu sai se questi ultimi abbiano fatto qualcosa per stare così sul cazzo a tanta gente?
@ Ezzelino : personalmente i Nickelback mi piacciono poco. Non so perchè non piacciano agli altri.Per quanto mi riguarda,posso dire che li trovo banalotti e stantii,mentre i Buckcherry,(pur sempre nell'ambito di un rock derivativo) mi sembrano possedere una marcia in più e energia da vendere.
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