sabato 15 giugno 2013

ANDREW STOCKDALE – KEEP MOVING



Il nome di Andrew Stockdale ai più dirà poco o niente. Ma se cito i Wolfmother molti di voi faranno un piccolo sobbalzo sulla sedia. Australiani, due dischi all’attivo, i Wolfmother con il loro omonimo album d’esordio del 2005 fecero gridare al miracolo folte schiere di nostalgici dei mitici anni ’70. Il loro hard rock revival, che pescava a mani basse dai dischi di Led Zeppelin, Deep Purple, Grand Funk Railroad e Black Sabbath, era talmente datato che recensii quell’album scrivendo che al secondo ascolto probabilmente vi sarebbero cresciuti spontaneamete sia un bel paio di basettoni che le zampe di elefante ai pantaloni. Eppure, visti suonare dal vivo durante il tour del disco, i tre ragazzi di Sydney, non solo denotavano una caratura tecnica che non avrebbe sfigurato innanzi ai mostri sacri poco sopra citati, ma esibivano soprattutto una passione autentica per i classici, che fugava ogni dubbio di mero citazionismo. Oggi, Andrew Stockdale, da sempre egotico padre padrone dei Wolfmother, è rimasto l’unico membro originario della band, tanto che, dopo aver lavorato tre anni al nuovo disco, ha deciso di accantonare (momentaneamente?) il marchio di fabbrica e di pubblicare il nuovo lavoro esclusivamente a proprio nome. Keep Moving, composto da una scaletta di 16 canzoni (l’eccessiva lunghezza del disco, data la qualità del materiale, non pesa sulle orecchie degli ascoltatori) si muove per i consueti territori seventies, in un patchwork equilibrato in cui si fondono e si alternano impetuose tirate hard rock e brani più lenti, tinteggiati di folk psichedelico. A svettare, tra i tanti pur bravi comprimari che hanno affiancato il biondo chitarrista, è proprio Stockdale, la cui voce impossibile (se non fosse eccessivamente irriverente direi che ci stiamo avvicinando al Plant dei tempi d’oro) domina incontrastata per tutto l’album, caratterizzato altresì da un suono di chitarra mai tanto asciutto ed essenziale. Tante belle canzoni, tutte derivative certo, ma anche assai brillanti nel riproporre una formula musicale che in mano ad altri apparirebbe frusta e stantia. A partire dal singolo Long Way To Go, zeppeliniano fino al midollo, e dalla title track, che coniuga l’hard rock di derivazione hendrixiana al funky, Keep Moving ci accompagna in un viaggio a ritroso nel tempo, che si chiude con un un pugno di brani più morbidi, ma non per questo meno incisivi (l’ottima Standing On A Corner che richiama alla memoria Sugar Magnolia dei Grateful Dead). A dimostrazione che oggi Stockdale, messa da parte la baldanza guascona degli inizi, è divenuto un musicista completo, che non rinnega la propria anima rocker, piegandola semmai a più articolate soluzioni melodiche e a una maggior cura e varietà degli arrangiamenti.

VOTO : 7,5 




Blackswan, sabato 16/06/2013

2 commenti:

Euterpe ha detto...

Ho adorato i Wolfmother, tra l'altro come album cosmic egg mi piaceva addirittura di più del primo.
Il singolo che hai postato mi piace molto e l'album tra pochi minuti sarà già mio.
Razionalmente andrebbe stroncato perchè si ritira fuori roba di 40 anni fa però emotivamente è irresistibile quindi 2 thumbs up!

Blackswan ha detto...

@ Euterpe : razionalmente hai ragione tu ! Però, questo ragazzo ha un'energia e un tiro pazzeschi ! E fa sembrare l'archeologia modernissima !