Per
mettere sul piatto un disco del genere e trarne assoluto benificio occorre che
siano rispettati due presupposti, in mancanza dei quali, meglio chiarire, vi
sparereste nelle palle dopo cinque minuti. Il primo, è che l’ipotetico ascoltatore
abbia una passionaccia per la musica americana, e nello specifico, per quella
maggiormente legata alla tradizione folk e country rock; il secondo, connesso
in modo imprescindibile al primo, è che la vostra nostalgia per gli anni ’70 sia
di gran lunga superiore a un accettabile livello di guardia. Se non è così,
lasciate subito perdere la recensione e dedicatevi ad altro. Diversamente, se
siete invece patiti di americana e suoni vintage, From The Hills Below The City
sarà la compagnia prediletta per accompagnare gli ultimi piovosi scampoli di
primavera. Questi quattro ragazzi arrivano dall’Indiana, sono al loro album d’esordio
e, incredibilmente, sono prodotti dalla Rough Trade, mitica etichetta londinese
che, dopo gli Alabama Shakes, ha preso gusto a investire artisticamente negli
States. Il contenuto del disco, se non avete saltato il cappello introduttivo, dovrebbe
essere già ben chiaro : nonostante la giovane età, gli Houndmouth conoscono a
memoria i grandi classici di genere, sono evidentemente cresciuti ascoltando
Gram Parsons, The Band e i Big Star, amano il folk e il country, meglio se
contaminati dal soul. Il sound, tuttavia, risulta piacevolmente fresco grazie a
spruzzatine di (indie) pop, che tradiscono una certa attenzione anche per gruppi
più recenti, visto che a tratti tornano in mente alcune cose già suonate dei Jayhawks
(Long As You’re At Home), Edward Sharpe and The Magnetic Zeros (On The Road) e
The Mastersons (Houston Train). Il risultato finale è un disco dal sapore
piacevolmente retrò, che suona comunque leggero e divertente grazie alla verve
interpretativa di una band capace di camuffare con l’entusiasmo i continui
ammiccamenti al passato. Una tonnellata di deja vù che, se siete appassionati
del genere, scoprirete con compiaciuta facilità fin dal primo ascolto. E proprio
per questo godrete come ricci. Americana e anni ’70. Serve altro ?
VOTO
: 7
Blackswan, martedì 11/06/2013
7 commenti:
Non li conoscevo ma dopo un minuto ed otto secondi avevo già raggiunto l'orgasmo....mi sento un fiammifero...
P.s
si vede che sei vecchietto perchè i dischi sul piatto non si mettono più da decadi, anche se io tutte le domeniche mattine continuo a farlo.
@ Euterpe :ehehehe...:))) pure io continuo a farlo.Anche se mi rendo conto di essere un pò anacronistico, almeno per quei giovani che si trovano a leggere locuzioni così desuete.
L'incipit mi diceva"Beh,che aspetti ad entrare...parla anche di te...e infatti!
Grande Black!
Un certo compiacimanto retrò esiste, ma delicato e piacevole...
E godiamo come ricci , vah!
Una volta lette le condizioni (pur non potendomi sparare nelle palle) non ho lasciato perdere. E ho fatto bene.
@ Badit : abbiamo le stesse caratteristiche base :)
@ Nella : appena, appena. ma il disco è davvero molto frizzante.
@ Sandra : Sei troppo forte :))
Approfondirò ;)
Posta un commento