In
tanti anni di ascolti ho imparato che quando si parla di “supergruppo” occorre
mantenere la massima circospezione, dal momento che l’etichetta spesso cela
operazioni di natura meramente commerciale, in cui ciò che davvero conta sono soprattutto
i nomi dei protagonisti coinvolti piuttosto che la musica. Il progetto Palms
tuttavia possiede un fascino che altre operazioni non hanno, visto che non
riesuma vecchi dinosauri da museo del rock, ma ospita invece sotto un unico aka
le migliori (e combattive) avanguardie dell’esercito post e nu metal. Tre quinti
degli ISIS (Aaron Harris alla batteria, Jeff Caxide al basso e Bryant Clifford
Mayer alla chitarra), scioltisi nel 2010, e Chino Moreno, leggendario cantante
dei Deftones, sono davvero un richiamo irresistibile per chiunque abbia vissuto
con passione quella stagione creativa a cavallo tra la fine degli anni ’90 e l’inizo
degli anni ’00, in cui l’heavy metal trovò nuova linfa vitale nella
contaminazione e nella sperimentazione. Eppure, basta un rapido ascolto del
disco per capire che i territori esplorati dai Palms hanno davvero ben poco a
che vedere con i fasti gloriosi di quel periodo. Chi si aspetta di ritrovarsi immerso
nella desolazione post atomica di Panopticon o di essere aggredito dal furore
arrembante di White Pony, resterà deluso. Le sei canzoni di Palms ereditano
dagli Isis solo la lunghezza delle trame sonore e dai Deftones l’eclettismo
vocale di Moreno. Il metal è praticamente sparito, ne esistono solo piccole scorie
che vengono metabolizzate velocemente da un organismo la cui struttura genetica
ha subito una mutazione post-rock. Insomma, Palms suona come un cd dei Mono,
nel quale però sono confluiti elementi ambient, space e shoegaze. Un disco ben
suonato, ricco di soundscapes malinconici e sognanti, che si muovono in leggero
controtempo, tra dilatazioni agro-dolci e avvolgenti crescendo. Alcune belle canzoni (i
dieci minuti di Mission Sunset su tutte) e altri momenti, invece, ai quali, un
andamento eccessivamente verboso, toglie slancio e incisività.
VOTO
: 6,5
Blackswan, domenica 23/06/2013
4 commenti:
Hai ragione: gli Isis di Panopticon trasmettono da un momento di caduta libera verso le tenebre mentre qui sono in ripresa, verso la luce..Ed è vero che siamo lontani dall'Heavy, vicini all'ambient, quasi. Mi piace molto il brano che proponi(per me anche un 7,5). Voglio approfondire sull'album e penso che non ne saro' deluso..
Però, che nomi ...però condivido il tuo parere, quando si parla di supergruppo, usco supercautela...
Quoto Mr Hyde.
@ Mr Hyde : analisi perfetta ! Quasi sfioriamo quasi colorazioni pop. Gli Isis erano monolitici e cupi.
@ Ally : ogni volto che leggo supergruppo, incrocio le dita.Sembrano spesso piatti appettitosi e poi si rivelano clamorose bufale (e non nel senso della mozzarella).
@ George : Anche io :)
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