C’è una bambina bionda seduta in altalena. Ha il sole in faccia e deve farsi
scudo con la mano per poter guardare meglio l’uomo che le si è appena
avvicinato. Noi ne vediamo solo l’ombra, che grava inesorabile sulla piccola,
ma è facilmente intuibile che si tratti di malintenzionato. Uno psicopatico,
uno stupratore o forse un serial killer. Sul retro di copertina c’è la stessa
foto, ma questa volta l’altalena è vuota e la bimba non c’è più, dando così
conferma ai i nostri peggior timori. Se mai una cover possa esprimere in modo
esaustivo il contenuto di un disco, ciò
avviene proprio per il primo disco dei Korn, datato 1994. In California, sta
nascendo il nu-metal, l’ultima grande rivoluzione della storia, che, come l’ombra
che vediamo in copertina, incombe sugli anni ‘90, pronta a devastare, a radere
al suolo le macerie del grunge e a dare un senso davvero compiuto alla parola
alternative. Korn, prodotto ottimamente da quel geniaccio di Ross Robinson (che
in seguito lavorerà anche con i Deftones, i Soulfly e gli Slipknot) è un disco
psicogeno, destabilizzante, ad ascoltare il quale si respira un senso di
tragedia imminente che ottunde i sensi. Siamo di fronte al redde rationem del
genere, in cui le coordinate espressive del metal, così come lo conoscevamo , vengono
tritate e poi ricomposte in un coacervo di suoni in odore di apocalisse.
Robinson e i Korn lavorano per un anno, scrivono pezzi su pezzi, limano il
suono con l’intento di superare (obiettivo centrato) l’involucro convenzionale della
canzone rock: nei dodici brani in scaletta non esistono infatti strofe, non
esistono ritornelli, non esiste più nulla di ciò che anche il più scafato
metallaro era abituato ad ascoltare. I riff di chitarra sono ossessivi, paranoici,
quasi atonali, e spingono l'ascoltatore in un labirinto claustrofobico in cui una
magmatica reiterazione noise impedisce ogni sbocco, ogni via d’uscita. Il
drumming si presenta secco, essenziale, ma Silveira non lesina mai in violenza.
Il basso di Fieldy, a sua volta, è un martello dall’anima cupa, preciso come un
metronomo, più asettico di una sala operatoria, più acuminato di un bisturi. Su
questa miscela dirompente di metal, hip-hop, funk, industrial, su questa feroce
deflagrazione di suoni, domina la voce tormentata, inquieta (ed inquietante) di
Jonathan Davis. In Davis convivono la follia e il dolore inconfessabile, la
paranoia e l’estasi, la rabbia ma anche una malcelata vulnerabilità. E’
realmente sconvolgente questo cantato multiforme, ondivago, totalmente
instabile : da sussurri impercettibili si passa a repentine esplosioni di ferocia
belluina, dal pianto e dall’implorazione si vira, senza soluzione di continuità,
al latrato e al delirio. Davis canta come solo un invasato o uno sciamano in
preda a un trip può fare. E soprattutto canta di morte, di nichilismo, di
terrore, di depressione, di solitudine, di abusi sui minori con un pathos così emotivamente
coninvolgente da lasciare senza fiato (la conclusiva Daddy con il pianto
straziante di Davis è un pugno allo stomaco che ottunde l’ascoltatore, rendendolo
completamente impotente e attonito). Korn non solo ridicolizza qualsiasi altra
forma di crossover e pone la definitiva pietra tombale sulla stagione del grunge, ma
apre soprattutto una corsia preferenziale sull’autostrada del rock, che verrà
percorsa da un numero impressionante di band. Nessuna delle quali tuttavia
riuscirà mai a raggiungere i vertici
creativi e lo straniante nichilismo di questo straordinario esordio, così come
i Korn non saranno mai più in grado di ripetersi a questo livello.
Blackswan, mercoledì 10/07/2013
11 commenti:
Splendida recensione, as usual.
Uno dei miei dischi prediletti. Ed è inspiegabile quanto mi rilassi +_+
Qui dentro ci sono delle innovazioni davvero geniali, che fanno scuola.
Cari bei vecchi tempi.
Mio caro amico, non finisci mai di stupirmi...
li ho scoperti un po' tardi con l'album del 99 Issues ed il bellissimo singolo Falling away from me, anche se faccio fatica ad ascoltare un disco per intero, perchè dopo un po' mi annoio, cmq alcuni loro brani possono essere considerati paradigmatici per spiegare un certo periodo del Metal-Rock
ero all'oscuro...
Grandi Korn!
Li ho visti live più di una volta, il loro set dal vivo è uno dei migliori, e Jonathan Davis è un disturbato di grande talento.
Mi sembra di ricordare che da ragazzo, per pagarsi le sue spesucce, andasse a lavare i cadaveri in un obitorio.
Di certo un gruppo che ha segnato uno stile.
E quella copertina poi, da brivido.
Bello anche l'album See you on the other side.
Ottimo, ottimo combo.
Non li conoscevo, ma la tua recensione mi convince che si tratta di veri artisti.
@ Harley : come ti rilassa? Io dopo cinque minuti di ascolto ho già voglia di fratturare lo zigomo a qualcuno :)
@ Economista : ti stupirò veramente quando farò una recensione dei PooH :)
@ Euterpe : Io dopo i primi due ho mollato il colpo : avevano perso tutta la forza propulsiva degli esordi. Ma questo disco è davvero inarrivabile e l'emblema del nu metal.
@ Ernest : male, molto male :)
@ Ezzelino : ricordo anche io il particolare macrabo. effettivamente il personaggio è un filo particolare.
@ Adri : Agli esordi è fuori di dubbio, poi si sono persi.
Ahahahah, eh ma guarda... fin da quando ero piccina mi rilassa sempre un sacco il metal. Anche l'heavy metal e l'hard rock, ma il metallo più è peso più mi culla. Altro che musica classica. Infatti alcuni pezzi li metto su quando ho l'incazzo violento, per placarmi. Primo fra tutti: WALK dei Pantera.
@ Harley : a me capita con Disciple degli Slayer. Sono anni ormai che quando esco dall'ufficio, la prima cosa che faccio è passare sull'ipod quella canzone. Mi rstituisce un ottimo contatto con la realtà circostante dopo dieci ore passate a nuotare nello sterco :)Ma solitamente, con il metal, l'effetto è il contrario.Ed evito accuratamente di ascoltare i Converge in presenza del mio capo :)
Io infatti non so bene spiegarmi come possa succedere che il metallo mi plachi. Sono i misteri che mi circumnavigano, in quanto entità bizzarra.
Però se devo caricarmi prima di uno scontro metto sempre su la soundtrack di Rocky4 o la musichina della Champions :)
Quando mi si prospetta la giornata di merda, Anarchy in the UK dei Sex Pistols, Phantom of the Opera degli Iron oppure DIG dei Mudwayne.
E poi venite pure avanti, bastardi.
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