La risonanza mediatica avuta da Canzoni Da Spiaggia
Deturpata (2008), primo full lenght a firma Vasco Brondi, ha rappresentato per
il suo autore l'abbrivio per un successo meritatissimo ma anche una sorta di
maledizione. Infatti, quell'album, così imperfetto, ingenuo e rabbioso,
eppure al contempo estremamente sincero e diretto, era l'estemporaneo colpo di
genio di un giovane ragazzo che traboccava di passione ed entusiasmo.
Di cose da dire, soprattutto. Non era un album di canzoni vere e proprie, ma
una raccolta semmai di lividi bozzetti di poesia metropolitana che
descrivevano, come mai nessuno aveva fatto prima (e a dire il
vero, come mai nessuno farà anche dopo), il disagio di un'intera
generazione precaria e traballante di fronte alla vita, all'amore e a una
società ostile e spietata. Brondi era riuscito a cantare (rectius: gridare),
gli orrori e le solitudini dell'Italia 2.0, la desolazione di aspettative di
una gioventù che in quei versi, tanto stralunati quanto disperati, trovava una
sorta di vocabolario di sopravvivenza alla totale assenza di un futuro
plausibile. Tanto che, dal quel 2008 in avanti, dal progetto targato Le Luci
Della Centrale Elettrica tutti si sono sempre aspettati un seguito che tenesse
fede a quelle brillanti premesse. La bellezza irripetibile di Canzoni Da
Spiaggia Deturpata stava però nell'unicità del disco, nell'irripetibilità di
una musica che consumava la sua forza iconoclasta nel gesto estremo di un
attimo, la cui duplicazione appariva fin da subito destinata inesorabilmente ad
appassire perchè spogliata dell'autenticità che l'aveva generata. Quando, due
anni dopo, uscì Per Ora Noi La Chiameremo Felicità (2010), copia
esatta del predecessore, lo slancio di Brondi si era già esaurito, e chi
fino a poco prima lo aveva incensato, inconsapevole evidentemente di quanto
dovesse essere (necessariamente) estemporanea l'arte di quel cantautorato spinto
oltre ogni limite, non perse l'occasione per scagliarsi contro il
cantautore ferrarese, colpevole di essersi sfacciatamente ripetuto. Oggi,
Le Luci Della Centrale Elettrica tornano con un nuovo disco che finalmente si
distanzia dai due lavori precedenti per più di una caratteristica.
Costellazioni, infatti, contiene canzoni vere, fatte e finite, arrangiate
sapientemente, grazie anche al contributo del "ministro" Federico
Dragogna (la cui mano in molti brani è impossibile non riconoscere). Inoltre,
forse per la prima volta, Brondi cerca di dare una maggior consistenza alla sua
voce tanto peculiare, tenendo a freno l'esuberanza e strutturando con più
attenzione le parti del cantato. Infine, e non è un particolare di poco
conto, i brani indossano talvolta abiti elettronici, che sono la vera novità di
quest'ultima fatica. Ciò nonostante, pare che la critica non riesca più a
perdonare a Brondi di aver dato vita a un esordio tanto
"imperfettamente" bello, come fosse una colpa inemendabile aver
raggiunto il climax artistico proprio a inizio carriera. E così leggo, a destra
e a manca, critiche impietose. Più intellettualmente onesto sarebbe
invece giudicare Costellazioni per ciò che realmente è: un nuovo inizio,
l'inizio di un percorso in cui l'artista, esaurita la violenza iconoclasta
e quasi punk che l'aveva animato sei anni prima, si rimette in moto alla
ricerca di una nuova strada, e di un'identità più matura e riflessiva,
necessaria a non essere risucchiato nell'oblio di ciò che è stato e non
sarà mai più. Non tutto è centrato, certo, e le antiche scorie ancora
riaffiorano, questa volta senza pathos; ma le belle canzoni non mancano (Le
Ragazze Stanno Bene) e sono più di quante i detrattori si ostinino a negare.
Tanto che, sono pronto a scommetterci, il prossimo disco di Brondi sarà un gran
bel disco. Oggi, accontentiamoci dei buoni propositi e di una sufficienza che
non può, non deve, essere meno che piena.
VOTO: 6+
Blackswan, martedì 11/03/2014
5 commenti:
Il solito sport nazionale, quello di buttare mxxxx e sprizzare invidiaverso chi ha qualcosa da dire e lo fa ad un livello superiore. (Vedi Sorrentino).
Per me 'sto ragazzo è un poeta, punto. Vedo in lui, come nei miei figli e nipoti, la fragilità e la maledizione di essere giovani in quest'Italia raccontata con sincerità e senza filtri.
Musicalmente un passo in avanti.
per me un ottimo disco.
ma in italia non parlano bene di te fino a che non muori.
e pure te potevi essere più generoso... ;)
voto troppo basso!
Io lo trovo un lavoro ben riuscito. Mi è sempre piaciuto il suo modo di descrivere stati d'animo.
Secondo me, Costellazioni rappresenta un'evoluzione positiva. Decisamente positiva! :-)
@ Tutti : concordo con tutti e tre. Il disco è buono, e cresce ascolto dopo ascolto. Forse,mezzo punto in più ci stava. Ma la mia idea è che se brondi si sgrava dell'eredità del primo disco, può fare, e farà, cose anche migliori. Come ho scritto, questo è solo un nuovo inizio.
Sono molto curioso di ascoltarlo, davvero. Il suo modo di scrivere è disturbante, luce nel grigiore generale.
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