Non è un caso che Sharon Van Etten sia cresciuta
musicalmente sotto l'ala protettrice dei The National, combo newyorkese che è
stato determinante nel consolidare il percorso artistico della
giovane cantante proveniente dal New Jersey (Tramp, il precedente full
lenght, datato 2012, era stato registrato interamente nello studio garage di
Aaron Dessner). Così, fin dalla (bellissima) copertina di questo nuovo Are We
There e fin dalle prime note del disco (Afraid Of Nothing) che indugiano,
sospese a mezz'aria, per ondeggiare poi in un dolcissimo valzer, si
intuisce il mood di una scaletta che svaria fra molteplici soundscapes
generati dalla malinconia e dall'introspezione. Un susseguirsi di emozioni che
scavano nel profondo dei nostri pensieri, attraverso un songwriting lineare
dalla prima all'ultima canzone, eppure in grado di susseguenti scarti
stilistici che, pur nell'omogeneità comunicativa, rendono l'ascolto quanto mai
vario e diversificato. Ecco allora che tanto Taking Changes quanto
Your Love Is Killing Me (sei minuti praticamente perfetti) puntano sulla
seduzione emotiva, ma lo fanno sviluppando linguaggi diversi: la
prima rievocando certa new wave anni '80 e puntando tutto sul ricordo che nasce
dalla contemplazione; la seconda, invece, costruendo un pathos quasi
post rock che richiama, soprattutto nel cantato, Tim Buckley e Patti
Smith, ed eccitando l'animo come il vento lo schianto delle onde. Suonato
meravigliosamente, in un dialogo quasi sommesso fra gli strumenti, che non disdegna
però momenti di elegante coralità (Break Me, Every Time The Sun Comes Up)
e altri di soliloquio intimista (il lirismo pop per piano e voce di I Know
ricorda le cose migliori della migliore Regina Spektor), Are We There è un
sontuoso affresco di alternative folk-rock senza velleità da classifica, ma
volto semmai a compiacere gli struggimenti interiori, grazie a una scrittura
tanto sincera quanto controllata e a una voce che raggiunge vertici di
cristallina tristezza. Meno chitarristico del predecessore e più incentrato
sull'uso delle tastiere, questo nuovo full lenght dimostra che Sharon Van Etten
non solo è una delle realtà più convincenti della scena alternativa
statunitense ma possiede anche un talento melodico che l'avvicina
al meglio del songwriting di genere. Come una PJ Harvey che ha
consumato la rabbia nel pianto e oggi sa ricordare il dolore trascorso senza
risentimento alcuno.
VOTO: 7,5
Blackswan, giovedì 29/05/2014
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