domenica 22 giugno 2014

NATALIE MERCHANT - NATALIE MERCHANT


I 10.000 Maniacs furono una delle realtà pop rock più interessanti a cavallo fra gli anni '80 e '90 (recuperate In My Tribe del 1987 e Blind Man's Zoo del 1989), e lo furono sicuramente fino al 1993, quando Natalie Merchant, cantante e frontwoman della band, decise di intraprendere la carriera solista. Quella deriva in solitaria produsse Tigerlily (1995) piccolo gioiello super premiato dal pubblico e dalla critica grazie a un filotto di singoli spettacolare (Carnival, Jealousy e Wonder), Ophelia del 1997, un live e parecchie collaborazioni (Philip Glass su tutte). L'ultimo album di brani originali, Motherland, è datato 2001, mentre i successivi, The House Carpenter's Daughter (2003), Retrospective: 1995-2005 (2005) e Leave Your Sleep (2010, sono rispettivamente una raccolta di brani folk tradizionali, un greatest hits e un doppio concept album dedicato all'infanzia. Per questo motivo Natalie Mechant rappresenta un ritorno sulle scene a tutto tondo dopo ben tredici anni di attesa. Tredici anni in cui la diciassettenne Natalie (tanti anni aveva quando inizio la carriera con i 10.000 Maniacs) si è lentamente costruita una ben definita personalità artistica, ha fatto tesoro delle più disparate esperienze musicali (Billy Bragg, Peter Gabriel, Tracy Chapman) ed è maturata parecchio anche sotto il profilo del songwriting, trasformando le iniziali e acerbe pulsioni college rock post adolescenziali nelle sonorità di un pop rock adulto, consapevole, ricco di sfumature e di significati anche sotto il profilo testuale (Natalie è politicamente attiva con Amnesty International e con l'American Indian Movement). Non deve sorprendere quindi il nuovo full lenght della Merchant (di origine italo-irlandese ma nata negli States) sia un disco riflessivo, malinconico, elaborato negli arrangiamenti e sostanzialmente lontano da ogni possibile etichettatura. Qui c'è solo Natalie, come il titolo suggerisce, e la sua musica. Una musica che spazia fra generi, pur mantenendo un'unitarietà d'intenti che solo chi ha i capelli grigi e una carriera eccezionale alle spalle può concepire. Con sicurezza, con lo sguardo lucido e con la capacità di arrivare direttamente al cuore. Undici canzoni che solo verso la fine del disco, quando gli arrangiamenti d'archi si fanno invasivi, sembrano perdere di forza emotiva in ragione di una certa leziosità formale che mal si concilia con la formidabile prima parte dell’album. Che inizia con un pop soul da brividi (la sublime Ladybird) e prosegue con alcune delle canzoni migliori che la Merchant abbia mai scritto: la tristezza disarmante di Maggie Said e Texas (due ballate di fronte alle quali è impossibile non inumidirsi gli occhi per l'emozione), gli archi (questa volta azzeccatissimi) di Giving Up Everything (da brivido), ammiccamenti black music (Go Down Moses) e una raffinata torch song dalle atmosfere fumose (Black Sheep). Un disco poetico e non di facile assimilazione, che consiglio di ascoltare con l'orecchio attento per cogliere anche la più piccola sfumatura di una voce ancora oggi (anzi, forse di più) in grado di sedurre come ai tempi di Eat For Two. Se tutta la scaletta fosse stata all'altezza dei primi tre pezzi, staremmo ora parlando di capolavoro. Tuttavia, nonostante un finale di disco che, come si è scritto, perde gran parte della tensione iniziale, Natalie Merchant si candida a essere una delle opere più fascinose del 2014.

VOTO: 8






Blackswan, domenica 22/06/2014


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