Come frequentare la cultura dei greci
e dei romani, in un'epoca di polverizzate nozioni e di frantumate informazioni?
Eva Cantarella, che ha intrapreso da una decina d'anni un'opera di appassionata
e intelligente divulgazione, sembra rispondere che la frantumazione non lavora
necessariamente contro la conoscenza. E dunque abilmente seziona, isola in
micro racconti un mondo altrimenti confinato nei testi accademici: attinge al
materiale immenso dei suoi studi e delle sue predilezioni per consegnarci il
mosaico della vita degli antichi, con l'intento dichiarato di farceli sentire
"nostri contemporanei". Come vivevano, greci e romani, i sentimenti
dentro e fuori la famiglia? Com'era organizzato l'istituto famigliare? A quali
immagini affidavano la loro identità? La cucina andava di moda a Roma come da
noi? Procedendo per segmenti, per narrazioni, aneddoti, considerazioni morali e
politiche, Eva Cantarella ci svela i più diversi aspetti della vita pubblica e
privata nell'antichità classica: cibo e banchetti, bellezza e cura del corpo,
giochi e sport, superstizione e magia, politica e diritto, nascita e morte.
Questi frammenti di vita vissuta offrono il ritratto vivo e palpitante di
uomini e donne a noi vertiginosamente vicini, i cui sogni, paure, speranze,
aspettative, desideri sono spesso gli stessi che attraversano la mente e il
cuore di noi che li guardiamo da una distanza di quasi duemila anni.
Eva
Cantarella, per chi non lo sapesse, è una delle più autorevoli latiniste e
greciste di sempre. Professore Ordinario di Istituzioni di Diritto Romano all’Università
Statale di Milano per una ventina d’anni, ha fatto parte della commissione di
laurea che secoli fa (mi sono laureato giovane ;)) benedisse il mio corso di studi universitari
regalando, è proprio il caso di dirlo, otto punti otto alla mia tesi sulla
figura del liberto. E’ chiaro che da quel giorno, per una sorta di riconoscenza
e per un’istintiva simpatia verso la persona, non mi sono perso un suo libro (e
ne ha scritti circa una ventina, alcuni davvero imperdibili: cito per tutti I
Supplizi Capitali In Grecia e a Roma). Non pensiate però che si tratti solo di
saggi per addetti ai lavori. Eva Cantarella infatti ha spesso concentrato la
propria attenzione su quegli aspetti della storia, della cultura, della vita
pubblica e privata di romani e greci, che possono suscitare interesse in tutti
coloro che sono semplicemente appassionati di Storia. Scritti in modo semplice
e chiarissimo, ricchi di aneddoti o riferimenti mitologici che alleggeriscono
la narrazione, questi libri, di cui Persino Catone Scriveva Ricette è un esempio
lampante, riescono a trasmettere integro il fascino di un periodo storico
lontanissimo da noi eppure, per certi versi, linguistici e culturali, incredibilmente
attuale. Nonostante il titolo che ammicca furbescamente al boom mediatico che
oggi giorno hanno i programmi di cucina, la parte dedicata alle abitudini
culinarie degli antichi è circoscritta solo a qualche pagina. Il libro,
infatti, è strutturato in brevi capitoli e agili racconti che toccano argomenti
tra i più disparati, dalla sessualità alla cura del corpo, dai supplizi alla
morale, restituendoci con vivida intensità personaggi, storie e miti che la
nostra memoria ha probabilmente relegato agli anni delle scuole superiori. Ed è
proprio questa la grande suggestione di Persino Catone Scriveva Ricette:
ritrovarsi d’incanto su banchi del liceo a rivivere quelle suggestioni
formative che hanno contribuito a renderci ciò che oggi siamo. Consigliato a coloro
che anche sotto l’ombrellone preferiscono portarsi letture di qualità.
Blackswa, sabato 19/07/2014
4 commenti:
Eva Cantarella, e non credo sia una omonimia, è stata la mia professoressa di diritto greco alla Università Statale di Milano, facoltà giurisprudenza.
Si era, nel 1972 o forse 1973 e lei era forse la più giovane del corpo docente.
Ricordo che all'esame presi 30 e lode.
@ Costantino: con qualche anno di differenza, allora, abbiamo condiviso le stesse emozioni :)
Secondo me, un testo senza nè capo nè coda.
Secondo me, un testo senza nè capo nè coda.
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