I Black Crowes sono uno dei pochi gruppi al mondo che
possa vantare una discografia senza cedimenti qualitativi: in tutta franchezza,
infatti, non mi ricordo un loro disco che mi abbia fatto rimpiangere il momento
in cui l'ho acquistato, spendendoci magari anche dei bei soldini.
Allora, visto il lungo periodo di pausa preso dalla band (l'ultimo disco in
ordine cronologioco è Croweology del 2010), una riflessione sorge
quasi spontanea, visto che i fratelli Robinson, che quando stanno insieme
probabilmente si amano come un cane può amare un gatto e viceversa ma sfornano
ottimi album, separati finiscono per perdersi in un mare di buone intenzioni,
senza tuttavia riuscire mai, o quasi, a centrare il bersaglio. E' il caso della
Chris Robinson Brotherhood, ensemble formatasi nel 2011 e votata al blues e al
rock psichedelico, che nei tre full lenght rilasciati finora non è mai riuscita
a superare lo status di (grande) jam band, straordinaria quando deve
esibirsi dal vivo, a corto di idee invece in fase di composizione
(Phosphorescent Harvest, uscito quest'anno, ha suscitato più di una
perplessità). Nè è riuscito a fare meglio Rich Robinson, qui al suo terzo
disco solista, che per quanto riguarda i due lavori precedenti, aveva
palesato un'ispirazione quanto meno altalenante, come se la lontananza dal
fratello più famoso, avesse spento in lui ogni stimolo competitivo (e
compositivo). The Ceaseless Light, pur mostrando sempre la corda di una scrittura
basata su un canovaccio, per così dire, un pò usurato, fortunatamente suona,
alla fine dei conti, come un disco piacevole e artisticamente dignitoso, di
sicuro il migliore nella breve discografia solista del qurantacinquenne
chitarrista. I riferimenti sono i consueti e pescano da un certo rock
californiano anni '70 (Down The Road) e da sonorità molto vicine ai Black
Crowes (Inside, I Know You), il tutto condito con una spruzzata di psichedelia
e una punta di acido. Niente di nuovo e di sconvolgente, ma un disco tutto
sommato piacevole, che alterna ballate peace and love a ripartenze
chitarristiche di tutto rispetto, e che sicuramente resterà in heavy
rotation nello stereo di tutti i nostalgici di un certo suono. In attesa che i
due fratelli Robinson tornino a unire le forze (e a scannarsi) sotto l'egida
Black Crowes.
VOTO: 6,5
Blackswan, mercoledì 09/07/2014
3 commenti:
Presi singolarmente i fratelli Robinson sono un po' dozzinali, bravi a mettere in mostra dei compitini che spaziano dai loro soliti generi musicali di riferimento, senza mai proporre qualcosa in più. Se si parla di dischi solisti però, Marc ha di gran lunga doppiato Rich, perché il suo "New Earth Mud" di quasi dieci anni fa è un bellissimo disco, intimista ma al contempo pieno di spunti... poi persi al di fuori dei Crowes
@ Ale: hai scritto Marc, immagino pensando a Ford.:) Sia lui che Chris hanno fatto due ottimi dischi d'esordio, è vero.
esatto, intendevo Chris.... ma come vedi Marc Ford rimane sempre nei miei pensieri :)
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