sabato 5 luglio 2014

THE DELINES – COLFAX



The Delines potrebbero essere definiti come una sorta di super-gruppo composto da musicisti appartenenti a gruppi sconosciuti al grande pubblico. Chi invece mastica la scena alternativa a stelle e strisce, sa bene che Jenny Conlee è la tastierista dei The Decemberists, che Tucker Jackson milita nei Minus 5,  che Amy Boone e Deborah Kelly (qui, ai cori) prestano le loro voci al progetto Damnation TX, mentre Willy Vlautin è il leader degli splendidi Richmond Fontaine. Quest’ultimo, in particolare, è un personaggio da tenere d’occhio, perché non si limita a comporre belle canzoni, ma in patria (e piano piano lo sta diventando anche da noi) è un romanziere molto considerato (in Italia è appena uscito il suo terzo romanzo, La Ballata di Charley Thompson, edito da Mondadori). Ne consegue che, come accade per i citati Richmond Fontaine, la scaletta di Colfax (titolo ispirato alla Colfax Avenue, stada di Denver in cui si svolge buona parte del romanzo poc’anzi citato) non sia solo un filotto di ottime canzoni, ma trovi nell’elemento narrativo una caratteristica niente affatto marginale. Vlautin scrive testi che sono brevi racconti, adopera una prosa essenziale ma estremamente incisiva, con la quale racconta vite ai margini, il mondo dei blue collar, dei perdenti, di uomini e donne, costretti dal destino, a vivere intrappolati in un’esistenza che soffoca nella disperazione ogni sogno di fuga e di riscatto. Un’America lontanissima dalle middle classes e dall’american dream, i cui personaggi, pur destinati alla sconfitta, sono connotati da quel romanticismo che abbiamo ritrovato, molto spesso, anche nei testi di Springsteen. Quadri di un toccante verismo inseriti in una cornice musicale minimale, che cita i Cowboy Junkies e gli Spain (anche se un con atmosfere decisamente meno jazzy e dilatate), e che sviluppa l’idea di un country soul notturno appena screziato da accenti rock e impreziosito dai ricami di pedal steel di Tucker jackson, vero punto di fuga di ogni composizione. Undici canzoni, tra cui la cover di Sandman’s Coming di Randy Newman, il cui mood malinconico sarebbe perfetto per accompagnarci su qualche Interstate “in the middle of America”, in un viaggio tra paesaggi e emozioni, dal tramonto (la languida lentezza dell’iniziale Calling In evoca innanzi a noi tutti i colori del crepuscolo) all’alba, così ben disegnata nei barbagli psichedelici della conclusiva di 82nd Street (”The sun is coming up. I ain’t done in i’m just getting up”). Rispetto alla mediocrità qualitativa delle uscite discografiche di questa prima parte del 2014, Colfax spicca per bellezza e intensità, tanto che verrebbe voglia di pronunciare la parola “capolavoro”. Non è così ma poco ci manca.

VOTO: 9





Blackswan,sabato 05/07/2014

1 commento:

Bartolo Federico ha detto...

gran bel disco questo. da nove non direi, ma il sette pieno, se lo prende.