martedì 23 settembre 2014

MY BRIGHTEST DIAMOND - THIS IS MY HAND




Il quinto full lenght di Shara Worden, al secolo meglio conosciuta con il moniker di My Brightest Diamond, è un disco che sorprende fin dal primo ascolto. Anzi, di più: continua a sorprendere anche dopo parecchi passaggi in cuffia, al punto che quasi non ci si accorge della cosa più importante, e cioè che questo è anche un bel disco. Un gran bel disco. La Worden a dire il vero, ci ha sempre abituato bene, a partire da Bring Me The Workhorse (2006), brillante esordio che tingeva di dark wave un indie pop versatile e multiforme. Con This Is My Hand, tuttavia, la cantautrice statunitense porta alle estreme conseguenze il suo desiderio di stupire, getta il cuore oltre l'ostacolo della residua reticenza, azzardando e scommettendo, manipolando la materia pop con coraggio, visione e, cosa non da poco quando si sperimenta, una straordinaria unità di intenti. Non c'è una sola canzone dell'album, infatti, che non metta in difficoltà l'ascoltatore per il suo andamento oscillante, la sua struttura obliqua, la sua natura sfaccettata. Così, un nuovo ascolto si impone subito, ed è un invito a cercare i suggerimenti e i numerosi imput che la Worden distribuisce come indizi, come tessere di un puzzle il cui completamento porta alla comprensione. This Is The Hand, a un primo piano di lettura, risulta essere uno dei dischi più percussivi che abbia mai ascoltato: tamburi, batteria, batteria elettronica, beat e hand clapping, sono il filo conduttore svelato nell'iniziale Pressure e poi sviluppato per tutto il corso dell'album. Una ritmica festosa e debordante che nasce dal desiderio di riprodurre, rivisitandolo in ottica avant pop, il suono delle marching bands statunitensi, quelle che potete ascoltare allo stadio prima della partita o che accompagnano le sfilate durante feste e celebrazioni. Un suono che affonda le sue radici nella tradizione americana, ma che nello specifico viene rivestito di abiti elettronici e delle acrobazie vocali della Worden, giusto contrappunto all'esuberante presenza della sezione fiati. Sotto queste inusitate vesti, che assumono tinte meno sgargianti nella seconda parte del lavoro, si nasconde però l'anima di una musicista in continuo movimento, che accantonate anche le ultime reminiscenze dark wave, prosegue il proprio percorso spostandosi verso insediamenti più squisitamente soul e jazzy. Il risultato è un album che, come si diceva all'inizio, colpisce per scelte bizzarre e intuizioni fuorvianti, ma che, a poco a poco, svela una sottostante complessità melodica, vero nucleo pulsante del disco. Accostato inevitabilmente, e un pò banalmente, all'ultimo lavoro di St.Vincent (il mood meno intimista della prima parte del disco mi ha fatto però tornare in mente anche The Classic di Joan As Police Woman), This Is My Hand ha tutte le carte in regola (Love Killer e Before The Words, pur nella loro complessità strutturale, hanno un'incredibile appeal radiofonico)  per svelare l'originalità di My Brightest Diamond anche al grande pubblico. Sarebbe il giusto riconoscimento per un'artista che, ad oggi, si lascia alle spalle una prima parte di carriera praticamente senza sbavature.

VOTO: 7,5





Blackswan, martedì 23/09/2014

2 commenti:

mr.Hyde ha detto...

Non la conoscevo.La canzone mi piace ed ha un arrangiamento ben articolato:un miscuglio di pop e tecno con delle insolite coloriture soul date dai fiati..

Blackswan ha detto...

@ Mr. Hyde: hai colto perfettamente il mood del disco. Fantastiche le sezioni fiati !