Mese per mese le canzoni
che hanno monopolizzato il mio l’ipod. Non necessariamente le più belle, non necessariamente
appartenenti ai dischi migliori dell’anno: semplicemente quelle alle quali non
ho saputo resistere e che per un motivo o per l’altro ho ascoltato con una
certa insistenza. Ne sono rimaste fuori tante, ma i mesi sono solo dodici e ho
dovuto necessariamente fare una scelta.
SETTEMBRE:
COUNTING CROWS – Palisades Park da SOMEWHERE UNDER WONDERLAND
E che Palisades Park sia una canzone immensa, non
vi sono dubbi: finisce e hai già voglia di riascoltarla, e a ogni nuovo
ascolto scopri un particolare che ti era sfuggito, un'intonazione, un leggero
controtempo, un palpito, un battito del cuore. Tanto bella che se anche il
disco finisse ora, saremmo definitivamente appagati, inebriati da un
ritorno che nessuno avrebbe scommesso così intenso…
OTTOBRE:
JOHNNY MARR – Easy Money da PLAYLAND
Il Marr di Playland è un musicista incredibilmente
deciso, pimpante, che abbandona quegli arabeschi policromatrici che
avevano reso leggendaria la sua chitarra e sceglie invece di mostrare i muscoli
con riff essenziali e ficcanti. Anzi, è così convinto dei propri mezzi, da
tirar fuori dal cilindro la cafonissima dance wave di Easy Money, singolo
ruffiano che starebbe d'incanto in un disco dei Franz Ferdinand…
NOVEMBRE:
FOO FIGHTERS – Congregation da SONIC HIGHWAYS
…Sonic Highways, a prescindere dalle alte premesse
che l'hanno generato, è l'ennesimo classico discone rock dai volumi esagerati e
dalle chitarre sferraglianti, un disco che risucchia l'ascoltatore in un
vortice di melodia e rumore in grado di soddisfare tanto chi si eccita con lo
screaming feroce di Grohl (Something From Nothing) quanto chi apprezza aperture
più radio frendly (il power pop di Congregation). Otto canzoni, con otto
diversi ospiti, dedicate a otto differenti città… Congregation
(Nashville e Zac Brown), grande canzone, ma tanto ruffiana da entrare in testa
dopo un solo ascolto…
DICEMBRE:
AC/DC- Rock The House da ROCK OR BUST
E poi, ci sono le canzoni, che rispetto a quelle di
Black Ice, pur nel loro risaputo deja vu, appaiono più incisivamente connotate
da specifiche peculiarità (rock blues): manca una Back In Black, ma la
tripletta che apre la seconda parte del disco, Hard Time, Baptism By Fire (che
riff !) e Rock The House (Zeppelin docet) lascia davvero il segno…
Blackswan, lunedì 15/12/2014
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