Seattle, stato di Washington, seconda metà degli anni
'80. Qui, nasceva quello che i libri di scuola chiamano grunge o, considerata
l'area di provenienza, Seattle sound. Domanda da un milione di dollari:
esiste veramente un genere musicale definito grunge oppure sotto questo termine
venivano fatti confluire tutti quei gruppi che, pur professando stili
completamente diversi, provenivano però dalla medesima area geografica? Senza
entrare in discettazioni di natura tecnica (a mio avviso, il
movimento grunge è ben inquadrato stilisticamente e possiede peculiarità
che possono identificarlo storicamente) è indubbio che in quel momento storico
Seattle era il centro musicale del mondo e che nella città della Boeing (e zone
limitrofe) pullulavano, spesso nel sottobosco musicale metropolitano, una
miriade di band legate fra loro da un solido tessuto di collaborazione e
ispirazione reciproca. Alcune passeranno alla storia (Nirvana, Mudhoney, Alice
In Chains, etc), altre rimarranno ai margini del movimento, vivendo quella
esaltante stagione illuminati solo di luce riflessa. No Wave,
due cd e ventotto canzoni, è la storia di questo sottobosco musicale, la
storia parallela di quelle band che, pur avendo anche indiscussi meriti
artistici, sono state risucchiate dall'oblio, meteore che non hanno
saputo cogliere l'occasione, artisti rimasti culto misconosciuto di una nicchia
ristretta di ascoltatori. Nell'arco temporale di undici anni (1986-1997),
quello che comprende il grunge e il cosiddetto post grunge, questa raccolta ci
presenta un panorama musicale assai articolato, costituito tanto da gruppi
ben allineati con le sonorità dell'epoca (pur nelle sue diverse declinazioni),
come da altri che invece cercavano strade diverse, pur inseriti nel medesimo
contesto storico e geografico. Così al grunge in salsa metal (Gruntruck)
degli Starfish, si alterna quello di matrice punk-garage dei Thrillhammer, o
l'hardcore dei Vampire Lezbos, il rock riot girl dei Calamity Jane o il suono
più decisamente college rock dei Chemistry Set. No Wave è in
definitiva una pregevolissima raccolta, valida sia sotto l'aspetto artistico e
qualitativo dei brani (troverete tante canzoni all'altezza di quelle più note
che hanno segnato l'epoca) che sotto il profilo storico, in quanto fotografa in
modo esaustivo uno degli ultimi scenari creativi (forse l'ultimo) della storia
del rock.
VOTO: 8
Blackswan, mercoledì 22/04/2015
3 commenti:
è veramente indelicato citarsi...però in questo mio post di qualche tempo fa ho approfondito un po' l'argomento....il disco deve essere subito mio!
http://bluespaper.blogspot.it/2012/06/lera-grunge-vista-da-chi-seattle-ce.html
@ Alessandro: indelicato sarebbe stato non farlo ;)
come Alessandro...anche io sento urgenza d´acquisto...
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