Settant’anni fa, era il
febbraio del 1945, gli alleati bombardarono Dresda, radendola praticamente al
suolo e facendo scempio di una delle città più belle della Germania. Quelle
immagini terrificanti (cercatele in rete per rendervi conto) tornano d’attualità
in questi giorni a proposito dell’Expo di Milano, il cui sito espositivo e un’ampia
area circostante, sembrano volerci ricordare la lunga e faticosa ricostruzione
della città tedesca, vittima di uno dei più cinici e inutili massacri che la
storia ricordi. Qualche lettore troverà eccessivo il paragone fra l’Expo e quel
tristemente famoso bombardamento, e probabilmente ha ragione: Dresda è stata
ricostruita in molto meno tempo di quanto invece ci vorrà a concludere tutti i
lavori legati all’Esposizione Universale. Per non parlare poi, sempre ammesso
che il sito venga completato, quanto ci vorrà a dismettere l’area e a restituirla
al suo assetto naturale (nelle intenzioni, i terreni acquistati per l’Expo
avrebbero dovuto essere venduti a privati per una successiva riqualificazione,
cosa che, al momento, non è ancora avvenuta). Al netto delle foto, anche
recentissime, comparse sul web, nonostante i divieti delle autorità, che
palesano una situazione al limite del grottesco (sono stati spesi due milioni
di euro per scenografie che dovranno coprire, alla vista dei visitatori, gru,
betoniere, impalcature e voragini di varie dimensioni), abitando nelle
immediate vicinanze dell’area fieristica, ho potuto assistere di persona allo
sfacelo che, coi nostri soldi, è stato perpetrato in questi mesi ai danni del
territorio: lavori in corso ovunque, distese di cemento dove prima c’erano
prati, casermoni spuntati come funghi e venduti alla clientela come hotel.
Molte di queste opere, soprattutto viarie, non sono state completate e
probabilmente non lo saranno mai (mi sembra improbabile che con l’Expo in corso
si continuino a chiudere strade e a gettare asfalto), finendo quindi per
rimanerci sul groppone per chissà quanto tempo. Fatta questa premessa e per non
dilungarmi troppo, vorrei qui di seguito elencare dieci buoni motivi per
boicottare questa che è, in tutta evidenza, l’ennesima grande opera inutile e
una mangiatoia a cielo aperto per politici e (im)prenditori:
1) Solo
il 25% delle opere sono state completate: un po’ poco per il prezzo di un
biglietto che si aggira fra i 30 e 40 euro a persona
2) La
bonifica dell’area non è stata completata e il terreno su cui poggia l’Expo
trabocca di materiali nocivi alla salute (amianto?)
3) La
sicurezza dell’area è affidata alla stessa impresa che gestiva la security del
Tribunale di Milano al momento dei fatti di sangue di qualche settimana fa
4) Nell’area,
per mesi, è potuto entrare chiunque e senza controlli: ricordo che l’Expo è un
obbiettivo sensibile dell’Isis
5) Sono
riusciti a far incazzare anche Papa Francesco, che si è lamentato dei tre
milioni di euro gettati al vento per il padiglione Vaticano
6) i
fidereste di una struttura tirata in piedi in fretta e in furia, quando i tempi
per una realizzazione in sicurezza prevedevano anni ?
7) Moltissime
delle imprese chiamate a fare i lavori sono in odore di criminalità organizzata
(l’ha detto Cantone, non io).
8) per
le opere dell’Expo non sono stati previsti collaudi (non c’è tempo) ma solo
autocertificazioni. Leggete bene il combinato disposto fra i punti 6, 7 e 8.
9) Nessuna
delle opere promesse, con le quali ci siamo aggiudicati l’Expo ai danni di
Smirne, sono state realizzate. In particolare, sono state iniziati e poi
abbandonati la lunga pista ciclabile, che avrebbe dovuto congiungere il centro
di Milano e l’area Expo, e la riqualificazione dei corsi d’acqua (a eccezione
della Darsena), che doveva essere il fiore all’occhiello della manifestazione (quando
si dice l’attenzione all’ambiente).
10)
Un tempo era la Milano da bere oggi è la
Milano da mangiare. Ha senso portare il tema dell’alimentazione mondiale nell’unica
zona d’Italia dove il problema è semmai la sovralimentazione e dove, la crisi,
la disoccupazione e la mancanza di posti di lavoro, si sentono relativamente
meno che nel resto del paese? Non era possibile (oh si, che lo era, se lo scopo
dell’Expo fosse stato nobile) organizzare questa grande kermesse su tutto il
territorio nazionale, in modo da coinvolgere economie meno fiorenti e dare un
concreto aiuto a piccole - medie imprese di ristorazione che sono l’eccellenza
dei nostri prodotti eno-gastronomici (visite organizzate su tutto il territorio
nazionale con guide ragionate ed escursioni a tema – anche culturali - e
piccoli poli fieristici con padiglioni internazionali abbinati alle regioni)?
Concludo ricordando che Eataly
gestirà 20 ristoranti in due padiglioni da 4mila metri quadri su incarico
diretto (e non è l’unico – questo lo dice la Corte Dei Conti, non io). No
appalto, no concorrenza. Sapete perché? Oscar Farinetti è grande amico e
sostenitore di Matteo Renzi. Quando si dice il conflitto d’interesse…
8 commenti:
E' questa la musica per le mie orecchie non quella che si sta ascoltando:pomposa, retorica rompipalle, fasulla!Ricondivido su google+.
triste e squallido.... La solita farsa italiota...
Già solo Mc Donald’s come sponsor è sufficiente a farmi venire la nausea: per me è già finito ancor prima di iniziare.
Mi sembra inutile ogni commento, ricondivido su Google+ sperando che arrivi a più persone possibili.
Non ne posso già più
E 100 stronzi hanno rovinato un corte pacifico di gente che come noi non ne può più. Che teste di cazzo!
o di cuoio chissà ...
depistare, così tutti a dire dei brutti e cattivi ceffi, e per magia l' expo diventerà magnifica...
scene già viste, per dare fumo e non guardare il disastro che è e che sarà tra sei mesi, quando tutto verrà smantellato, come dici.
ciao!
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