mercoledì 8 luglio 2015

NEIL YOUNG + PROMISE OF THE REAL - THE MONSANTO YEARS



Ho una teoria. Penso che quando un artista si stia avvicinando a fine carriera (cioè, alla fine della propria esistenza), spesso venga preso da un eccesso di ipercreatività, da una verbosa esternazione di tutte le idee che ha in testa, buone o cattive che siano. Anche perchè, raggiunta una certa età, non devi scendere più a compromessi con nessuno, e se, come nel caso di zio Neil, sei una leggenda su due gambe, per calcolo o per riconoscenza, le case discografiche ti pubblicano tutto quello che vuoi. Il grande canadese, splendido esempio di come il rock sia un elisir di giovinezza di gran lunga migliore del Gerovital, a settant'anni quasi compiuti, continua a sfornare album con un ritmo martellante. Dal 2012 ad oggi, infatti, sono usciti a sua firma la bellezza di cinque full lengh in studio: uno davvero notevole (Psychedelic Pills), un altro più che sufficiente (Americana), altri due, invece, decisamente sottotono (la follia di A Letter Home e Storytone). Il nuovo The Monsanto Years è un disco che lascia perplessi. Da un lato, si apprezza la voglia del vecchio Neil di non mollare il colpo, di stare sul pezzo dell'impegno civile come ha sempre fatto fin dagli anni d'oro; dall'altro, non possiamo non accorgerci che l'uomo ha musicalmente sparato quasi tutte le cartucce che aveva nella bandoliera. Quasi. Perchè in fin dei conti in The Monsanto Years, primo album con a fianco i Promise Of The Real, nuova band composta dai due figli di Willie Nelson, Micah e Lukas, qualche buono spunto non manca (Big Box è una gran bella cavalcata in stile Crazy Horse) e il disco possiede un piglio da rock rurale e campagnolo che mette in evidenza un'energia ancora intatta nonostante mezzo secolo di carriera. Come dicevamo, poi, è apprezzabile anche lo spunto che ha generato questa ennesima prova, e cioè, l'attacco diretto, populista e grossolano quanto si vuole, ma indubbiamente sincero, alle corporation (Monsanto, Chevron, Starbucks) che si stanno mangiando la terra e livellando la nostra qualità della vita. E si potrebbero anche perdonare i testi non particolarmente icastici e centrati, a volte ai limiti della banalità, se ci fossero delle canzoni che si facessero ricordare: invece, salvo qualche sporadico episodio (la citata Big Box e A New Day For Love) tutto scorre in un anonimato senza infamia e senza lode, che non riesce a trasmetterci palpiti. Prendere o lasciare: questo è Neil Young, un artista che per troppo osare, sbaglia anche molto. Ma quando centra il bersaglio è ancora comunque in grado di regalarci cose splendide.

VOTO: 6





Blackswan, mercoledì 08/07/2015

2 commenti:

Granduca di Moletania ha detto...

Perfettamente d'accordo con te. Delle ultime prove dell'onniscente c'è sicuramente da salvare Psychedelic Pills . Tutto il resto non era necessario: nulla hanno aggiunto, nulla hanno tolto. La storia è già scritta, non si cambia.
Probabilmente quando hai più passato che futuro, cominci a vedere il mondo da un altro punto di vista. Capita anche a me.

Un abbraccio.

Blackswan ha detto...

@ Granduca: Credo che tu, caro Granduca, abbia terribilmente ragione :) Un abbraccio.