Quello di Josh Smith è un talento indubbiamente
precoce, visto che il chitarrista losangelino pubblicò il suo album
di debutto, Born Under A Blue Sign, a soli quattordici anni. Oggi, a distanza
di quasi un ventennio da quell'esordio, Smith torna con il suo ottavo album in
studio, confermando, se mai ce ne fosse bisogno, di essere uno dei
chitarristi più interessanti del panorama del modern blues. Sceglie un'ottima
sessione ritmica, Calvin Turner al basso e Leman Carter alla batteria
(ascoltare l'iniziale How Long per capire di quanto dinamismo siano dotati i
due), si fa affiancare da turnisti scafatissimi (Jeff Babko alle tastiere,
Charles Jones alla voce e Chicco Gussoni alla chitarra) e si regala pure tre
ospitate d'eccezione, portando in studio Joe mr. prezzemolino Bonamassa,
Kirk Fletcher (ex chitarrista dei Fabulous Thunderbirds) e l'armonica
leggendaria di Charlie Musselwhite. Ispirato ai suoi mentori di sempre (Jimi
Hendrix e Stevie Ray Vaughan sono i costanti riferimenti del chitarrista), Josh
Smith apparecchia un roccioso disco di rock blues, energico e tirato
dall'inizio alla fine, ma capace anche di regalare agli ascoltatori
qualche momento più elegante, come nelle atmosfere jazzy di Still Searching. Se
da un lato, il disco è suonato magnificamente e Smith da saggio di una tecnica
invidiabile e di un suono fluido, pieno, ricco di sfumature soul e funky,
dall'altro non si può dire che in queste dodici canzoni regni sovrana
l'originalità. I clichè di genere, infatti, ci sono proprio tutti, l'abito
è classicissimo e la sartoria è quella dei nomi già citati. Ma la grande prova
di una sezione ritmica davvero coi fiocchi e la pulizia di tocco del nostro, rendono
Over Your Head un disco gagliardo, sincero, godibilissimo. Consigliato a tutti
i dipendenti cronici della sei corde.
VOTO: 7
Blackswan, martedì 07/07/2015
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