Southeastern, uscito nel 2013, mi era piaciuto
così tanto da diventare non solo una sorta di mantra giornaliero che usciva
dalle casse dello stereo, ma era stato in grado di asfaltare ogni concorrente e
fregiarsi della palma del miglior disco del 2013. Un'opinione condivisa non
solo da parte della critica italiana, soprattutto quella che guarda alla musica
proveniente dagli States, ma anche dal pubblico americano, che premiò quell'album
spingendolo alla posizione numero 23 della top 200 di Billboard.
Southeastern ha rappresentato la rinascita artistica di un musicista che, dopo
la militanza nei Drive- By Truckers, aveva smarrito la rotta, affogando il
proprio tormento interiore in fiumi d'alcool e nebbie oppiacee. Quelle canzoni
raccontavano il calvario di Isbell, la fatica per venirne fuori, per tornare a
vivere una vita piena, a tutto tondo. Era un disco doloroso, grondante
disperazione e malinconia, proiettato verso la luce della salvezza, ma ancora
frequentato da fantasmi difficili da sconfiggere completamente e da
dimenticare. Il fascino di quel disco, insomma, era la tenebra che
presupponeva, lo sguardo rivolto contemporaneamente verso l'azzurro del cielo e
il cupo buio dell'abisso appena abbandonato. Something More Than Free ci
racconta fin dal suo titolo la storia di un uomo che finalmente ha
raggiunto un equilibrio interiore, si è liberato del passato e guarda con
fiducia al futuro, grazie anche al matrimonio con il suo pigmalione artistico,
Amanda Shires, qui presente alla voce, al violino e agli archi. Isbell non
abbandona la dimensione che gli è più congeniale, che è quella intimista che
già aveva caratterizzato il precedente lavoro, e si concentra nuovamente sulla
ballata acustica, salvo in rari episodi percorsi da un sottili fremiti elettrici
(Palmetto Rose, Children Of Children). Prodotto nuovamente (e magnificamente)
da Dave Cobb, Jason dimostra di vivere una seconda giovinezza artistica
e di aver trovato la giusta alchimia compositiva, guardando senza timore
reverenziale al passato (la citata Children Of Children suonerebbe perfetta in
un disco dei CS&N, mentre Flagship omaggia gli acquarelli folk di Paul
Simon) e sfornando nel contempo anche autentiche gemme che suonano decisamente
più moderne (il folk screziato di pop di 24 Frames, miglior brano del disco e
in assoluto una delle migliori composizioni di Isbell). Mancano quegli
sprofondi abissali (Elephant, Cover Me Up) che rendevano Southeastern un disco
unico nella sua dimensione dolorosamente malinconica: Something More Than Free,
pur mantenendo il consueto mood colloquiale, si tinge invece di fiori e di
sole (in tal senso la copertina è esplicativa), si sviluppa in delicati intarsi
orchestrali e ci trasmette un umore leggiadro che riesce a schiuderci le labbra
in più di un sorriso (il country iniziale di If It Takes A Lifetime). Manca
il fascino del tormento, è vero, ma per converso troviamo la misura di una
gioia da gustare a piccoli sorsi e uno sguardo, finalmente sereno, sulle cose
della vita. Istant Classic.
VOTO: 9
Blackswan, martedì 08/09/2015
5 commenti:
Aspettavo con ansia questa recensione :)
comprato subito, mi piace molto :)
@ Monty: e io di ascoltare questo ennesimo grande disco. :)
@ Offhegoes: Ottima scelta! :)
un dischetto Southeastern, e ancor più insignificante questo -
comeunkiller....come voli basso -
@Giuseppe: volando basso le cose si vedono piu' da vicino.
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