Atlanta Pop Festival: una
tre giorni pazzesca, dal 3 al 5 luglio del 1970, tenutasi in Georgia, profondo
Sud degli Stati Uniti. Non un unicum, ma in realtà la seconda edizione dell’evento:
la prima, svoltasi l’anno precedente, passa quasi sotto silenzio, perché il
mondo della musica è tutto concentrato su quello che è appena accaduto a Woodstock.
Ed è proprio a una Woodstock del Sud che hanno pensato gli organizzatori,
invitando gente del calibro di Allman Brothers Band, B.B. King, Mountain, Poco,
Procol Harum, Ten Years After, Johnny Winter, Bob Seger. E ovviamente Jimi Hendix
e la sua nuova band Experience, vera punta di diamante del festival. E’ la
mezzanotte del 4 luglio, quando davanti a più di trecentomila spettatori, il Dio
nero sale sul palco accompagnato dalla fida Stratocaster e da un combo di tutto
rispetto. Al basso c’è Billy Cox, che da un po’ ha sostituito Noel Redding,
andatosene sbattendo la porta a causa di
un’infinità di divergenze artistiche con Hendrix (Redding, peraltro, era un
chitarrista prestato al basso, cosa mai digerita completamente); mentre alla
batteria giganteggia, nonostante la stazza tutt’altro che poderosa, l’indemoniato
Mitch Mitchell, autentica macchina da guerra, dotata di una velocità supersonica
e di un drumming selvaggio. La partenza è veramente infuocata, col pubblico in
delirio e una versione convulsa di Fire, che mostra un power trio duro e
grintoso, pronto a non fare prigionieri. Segue fra alti (molti) e bassi (Hendrix
cicca l’inizio di All Along The Watchtower), la consueta scaletta hendrixiana
del periodo, tenuta insieme, però, da arrangiamenti più essenziali e coesi, ripuliti
dai fronzoli più sperimentali: Spanish Castle Magic (una delle migliori della
serata), Hear My Train A Comin’, le nuove Freedom e Straight Ahead (in
lavorazione per il doppio First Rays For A New Rising Sun, che vedrà la luce
solo postumo, nel 1997), le classicissime Hey Joe, Purple Haze, Stone Free,
Foxey Lady, e una superlativa Voodoo Child. C’è tempo anche per Star Spangled
Banner, celebre trasfigurazione chitarristica dell’inno americano, ormai un
must del repertorio hendrixiano dopo Woodstock e perfetta per celebrare il
grande rito della festa dell’Indipendenza. Performance di tutto rispetto,
scaletta da paura, band affiatatissima e tecnicamente impeccabile, registrazione
di ottimo livello qualitativo. Ma soprattutto Fredoom rappresenta un pezzetto
di storia, che celebra una delle ultime performance di Jimi, destinato a morire
prematuramente due mesi dopo. Il 30 ottobre uscirà anche Electric Church,
documentario in dvd e Blue Ray, che documenta l’evento di Atlanta con musica,
interviste e rari filmati di repertorio.
VOTO: 9
Blackswan, domenica 04/10/2015
Nessun commento:
Posta un commento