martedì 6 ottobre 2015

LA VICINA - LISA GARDNER



C'è puzza di bruciato nella vita così a posto di Sandra e Jason Jones. Sandra scompare nel cuore della notte lasciando sola in casa Ree, una bimba vispissima di quattro anni. Jason torna a casa dal giornale dove lavora: chiama la polizia con tutta calma, fa l'impassibile, non collabora. D. D. Warren, sergente con i controfiocchi, giacchino in pelle da brivido, linea da modella e troppi arretrati con il sesso, diffida di questo marito impenetrabile, occhi scuri, barba incolta, parlantina da saccente. Diffida di Aidan Brewster, biondo ribelle, genere surfista ma più tenero: vive cinque case più in là, ha la sfortuna di essere il vicino con precedenti per reati sessuali, inchiodato dalla legge peggio di un assassino perché a diciannove anni ha fatto l'amore con una minorenne consenziente. Diffida del suocero di Jason che vuole a tutti i costi la bimba in custodia, dell'eccessiva solerzia di un collega poliziotto, per non dire di un allievo cyber cyber di Sandra... Che fine ha fatto questa splendida vicina che ti illumina lo schermo con lo sguardo? Un romanzo lucido, magnetico, un liscio e busso alla middle class USA dove nessuno la racconta giusta, ci sono troppi schiavi di sesso, soldi e sensi di colpa. Una storia di famiglia dai risvolti sconvolgenti, piena di brucianti, amari segreti. 

Ho iniziato a leggere La Vicina con un pò di diffidenza, colpa di un lessico troppo sbarazzino per le mie corde e di un incipit non proprio coinvolgente. Poi, man mano che la lettura procedeva, mi sono dovuto ricredere, e l'intreccio ordito con sapienza dalla Gardner si è svelato di capitolo in capitolo, mostrando una trama gialla attraversata da una buona dose di colpi di scena e soprattutto da un sottile brivido noir. Ma ciò che soprattutto affascina delle oltre quattrocentocinquanta pagine del romanzo è l'abilità dell'autrice nell'imbastire un cupo profilo psicologico di tutti i protagonisti che animano il romanzo. Al centro della vicenda, infatti, non c'è la solita figura, tagliata con l'accetta, del poliziotto che, deus ex machina, risolve l'enigma grazie alle proprie qualità investigative: il sergente D.D. Warren ha un ruolo del tutto marginale, e viene raccontata, solo incidentalmente, attraverso i suoi appetiti sessuali e gastronomici. Protagonista de La Vicina è invece la pedofilia, una parola che fa orrorre, che aleggia come sospetto terribile in capo ai personaggi del libro e che si dipana come il file rouge che lega la famiglia Jones al sospettato Aidan Brewster e a Max, l'ambiguo padre di Sandra. La Gardner è abilissima a contaminare il thriller con il romanzo psicologico, dando vita a un profondo scandaglio con cui porta alla luce la vicenda umana di Sandra, la vittima (rapimento? omicidio?) che narra in prima persona la parabola della proprio esistenza, e di Jason, tormentato marito dall'oscuro passato, che pare, agli occhi di tutti, il colpevole perfetto di ogni abominio. E poi, c'è Ree, figlia quattrenne dei Jones, che con la sua solare esuberanza e fanciullesca dolcezza, rende ancora più inquietante un sospetto che, pagina dopo pagina, sembra prendere sempre più corpo. Mentre fuori incombe una Boston di flash ed energumeni pronti a farsi giustizia da soli, in casa Jones si consuma invece il dramma di una coppia che la paura ha tenuto a distanza per anni e che, forse, solo la morte sarà in grado di riavvicinare. Non è, però, solo la vita di Sandra a essere in pericolo, ma la stessa istituzione della famiglia e, in una più ampia accezione sociale, l'intera classe media americana, tutta facciata e perbenismo, e tanti scheletri nell'armadio. Il finale, plausibile e per niente scontato, è in tal senso illuminante e, nel suo "forzato" happy ending, lascia in bocca al lettore un retrogusto amaro che fa fatica ad andarsene.


Blackswan, martedì 06/10/2015


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