Riceviamo dalla nostra freelance Cleopatra e integralmente pubblichiamo
Sul Marino Show cala il sipario. Il finale ha un
retrogusto amaro. L'ultimo atto di un dramma dai toni grotteschi, si consuma
durante la conferenza stampa nella sala capitolina. Un commiato che rappresenta
l'espressione più evidente della mortificazione della democrazia. Aldilà delle
riflessioni sulla buona o cattiva gestione della capitale, Marino assume il
ruolo simbolico di vittima di una politica priva di scrupoli.
Correva l'anno 2013 e Ignazio Marino viene eletto
sindaco, battendo Gianni Alemanno. Il nuovo inquilino del Campidoglio è,
nemmeno a farlo apposta, un chirurgo e la Città Eterna è come un malato da
codice rosso. Non c'è tempo da perdere. Ci vuole una terapia d'urto, ma si
susseguono errori, furbizie e ingenuità talmente grossolani, da fare storcere
il naso persino a un neofita della politica. E mentre nella capitale imperversa
il malaffare, ci mettono la ciliegina sulla torta pure i Casamonica con un
funerale tanto chiassoso quanto emblematico. La città è ormai esposta al
pubblico ludibrio da parte della stampa estera. Ma l'ostinazione del chirurgo
Marino pare inarrestabile. Armato di tenacia prosegue, in solitaria, una
battaglia già persa. Anche a costo di apparire arrogante.
Il Grande Capo, intanto, si siede sulla sponda del
fiume e attende. Arriva l'occasione ghiotta. Una patetica storia di scontrini e
per il chirurgo Ignazio scorrono i titoli di coda. L'istrione Marino rassegna
le dimissioni per poi ritornare sui suoi passi con una disinvoltura da lasciare
interdetti. E' una sfida personale, una disputa interna al partito. Evviva il
ribelle Marino, l'anti- Renzi. Tifo da stadio, cori nelle piazze per acclamare
l'eroe dell'antipolitica, colui che ha osato sfidare il Capo. La piazza lo
sostiene e non vuole deludere i cittadini che credono ancora in lui. Ed ecco
che il Partito Democratico ( ha ancora senso definirlo tale? ) mostra la sua
vera natura. Fino a qualche mese fa, Marino era inamovibile. Ora, i traditori
ne chiedono la testa. Conciliaboli, riunioni carbonare, accordi trasversali con
una parte delle opposizioni e poi, il diktat: Marino se ne deve andare. Punto.
La fine della corsa per il sindaco "marziano", viene decisa fuori dal
consiglio comunale. I 26 consiglieri ricevono, dall'alto, l'ordine tassativo di
farlo decadere. Cala la scure su Ignazio Marino e, intanto, la democrazia
vacilla.
Vincenzo De Luca, su Rosy Bindi: "Sia chiaro: per me l'unica
impresentabile è l'onorevole Bindi, da tutti i punti di vista. Cosa le
rimprovero? La sua stessa esistenza!".
Paolo Del Debbio (giornalista), probabile candidato sindaco, al Comune
di Milano: "Sono l'unico che può mettere d'accordo l'intero
centrodestra, che ha il sostegno del Presidente Berlusconi e di Salvini. Il mio
talk è l'unico che funziona, sono conosciuto, popolare...se proprio mi devo
sacrificare, se proprio devo lasciare la tv e i miei studi, io punto a
contendere la premiership a Renzi".
Denis Verdini, interrogato al processo P3: "Dell'Utri era
il fondatore di Forza Italia, un'icona e un punto di riferimento per me,
una figura carismatica, provavo per lui amicizia e stima".
Cleopatra, lunedì 02/11/2015
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