Cinquantadue anni, più di trenta
dei quali passati a scrivere musica e a suonarla insieme a Smiths, The The ,
Electronic, The Healers, Modest Mouse, e poi Brian Ferry, Talking Heads, Pet
Shop Boys, Oasis, The Charlatans, Neil Finn, Crowded House, e un’infinità di
altri artisti, i cui nomi occuperebbero l’intera pagina, qualora decidessi di
elencarli tutti. Per trovare una propria dimensione artistica, che non fosse
quella di apprezzato e lussuoso sessionista o membro di band più o meno conosciute,
Marr ha impiegato mezzo secolo di vita, esordendo con il primo album solista,
The Messenger, addirittura nel 2013.
Visto l’inaspettato successo e consapevole ormai che il proprio talento potesse
vivere anche in villetta singola e non solo in condominio, il chitarrista
mancuniano ha, come si suol dire, battuto il ferro finché è caldo, sfornando l’anno
successivo un altro buon disco Playland e celebrando, oggi, con un album live,
gli ultimi due anni di carriera, con vista, però, anche sul passato meno recente
(leggi Smiths). Adrenaline Baby è dunque la summa di tre concerti tenutesi tra
Manchester (piace vincere facile, eh?), Glasgow e Brixton, in cui il nostro
eroe, accompagnato da una solida band, in cui spicca l’ottimo bassista Iwan
Gronow, ripropone in versione “adrenalinica” il contenuto dei due dischi
solisti, alternando però la scaletta con classici del repertorio Smiths e una
cover I Fought The Law, grande classico di Sonny Curtis, già rimasticato da
centinaia di artisti (vedi Clash, ad esempio). Passano gli anni, but the song
remains the same : Marr continua a proporre (e a suonare bene) il suo pop rock
di estrazione mancuniana e fortemente innervato in un sound che, con qualche
tocco di modernità (vedi Easy Money), resta ancorato, quasi inevitabilmente, a quei
leggendari anni ’80. Le canzoni di Marr puntano tutto su un chitarrismo
colorato, luccicante, a volte addirittura stralunato, giocato su cascate di
morbidi arpeggi che compensano adeguatamente una voce, in tutta franchezza, sempre
al minimo sindacale (Johnny: lo vogliamo trovare un cantante?). Non resteranno
comunque delusi i nostalgici dei bei tempi andati, dal momento che Marr non fa
mancare i grandi classici che hanno marcato a fuoco la storia del brit pop. Vi
potrete pertanto godere le sue personali riletture (peraltro sempre molto fedeli
all’originale) di The Headmaster Ritual, di Bigmouth Strikes Again (il riff
continua a essere folgorante), di How Soon Is Now? (vi ricordate un glissando
altrettanto bello?) e di una There Is A Light That Never Goes Out, cantata con
il contributo significativo di tutto il pubblico. Ottima anche la resa live (e
più energica) di brani senza storia, ma dignitosissimi (Playland, Getting Away
With It, Back In The Box), muscolare ma non esaltante, invece, la cover di I
Fought The Law. In definitiva, un buon disco per intrattenere i fans in vista
della già annunciata biografia, in uscita, pare, nell’autunno del 2016.
VOTO: 7
Blackswan, sabato 12/12/2015
1 commento:
Lasciamelo dire: unn grande.
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