domenica 10 gennaio 2016

BROTHER & BONES - BROTHER & BONES



Le prime due settimane dell’anno, si sa, non sono molto generose in fatto di uscite discografiche. In attesa quindi dei primi dischi di gennaio e di poter riprendere così il ritmo normale delle recensioni, necessita il recupero di qualche frattaglia datata 2015. I Brother & Bones li avevo tenuti d’occhio, senza però mai ascoltare il loro omonimo disco d’esordio. Il fatto è che quando leggo frasi come “la salvezza del rock’n’roll” (la band è stata sponsorizzata da un paio di riviste nostrane) mi viene da grattarmi come se avessi l’orticaria. Tra l’altro, il battage pubblicitario dell’album, vendeva i Brother & Bones come i nuovi Pearl Jam, paragone che, alla prova dei fatti, c’entra come i famosi cavoli e la famosa merenda. Il quintetto londinese si muove infatti su territori che la band di Eddie Vedder non ha mai esplorato, nemmeno nei momenti di maggior stanca. Le undici canzoni di questo disco, infatti, hanno un taglio prevalentemente radiofonico e sono totalmente prive di quell’energia  e di quel minimo sindacale di cattiveria che dovrebbe animare una canzone rock. Né i momenti acustici (i più numerosi all’interno del disco) riescono a trasmettere le suggestioni malinconiche che abbiamo provato tanto spesso ascoltando una classica ballad alla PJ. Nel caso dei Brother & Bones si possono semmai proporre altri, e meno nobili, accostamenti. Mi viene da pensare ai canadesi Nickleback, ad esempio, e al loro innocuo (e annacquato) rock da stadio (ascoltare il singolo Kerosene); oppure ai Mumford & Sons, altra band che è riuscita a dissipare un discreto talento roots, vendendosi, troppo velocemente, alle logiche del mercato. Fate uno shaker dei due gruppi appena citati e scoprirete il mood di quest’album d’esordio che, lungi dall’essere inascoltabile (in giro c’è di peggio), risulta totalmente privo di attrattiva per chiunque mastichi la materia da un po’ di tempo. Insomma, è roba per adolescenti alle prime armi che passano la giornata con l’orecchio alle radio commerciali e che, quando un giorno, forse, ascolteranno Ten o Vitalogy, scopriranno finalmente che differenza c’è.

VOTO: 5,5





Blackswan, domenica 10/01/2016

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