Uscito a fine 2015 negli
States, l’esordio bomba dei Simo (in realtà c’è anche album precedente prodotto
su bassa scala) è arrivato da noi prima come eco, poi, finalmente, a fine
gennaio, in versione cd e vinile, trasformandosi fin da subito nell’oggetto del
desiderio degli amanti del rock blues targato seventies. La storia legata al
gruppo è una consueta storia di gavetta, di centinaia di concerti in giro per
piccoli locali, di una partecipazione come seconde linee a un paio di grossi
festival, e del colpo di culo di essere notati e messi sotto contratto dalla
Provogue. JD Simo, cantante, chitarrista e leader in pectore della band (che
porta il suo nome) è cresciuto come tanti ragazzini ascoltando i dischi del
papà e cimentandosi precocemente alla chitarra, strumento che fin dall’età di
dieci anni già suonava discretamente. Il blues nel cuore, una prima band e un
Ep dal vivo a distribuzione limitata, la vita vagabonda del musicista, l’attività
di sessionista intrapresa per sbarcare il lunario, le canzoni tenute nel
cassetto, l’incontro con il batterista Adam Abrashoff e il bassista Frank Swart
(ora sostituito da Elan Shapiro), la nascita dei Simo, sudore e passione, girovagare
senza meta fra pub e music hall e finalmente il successo con Let Love Show The
Way. Un disco che nasce già con le stigmate della leggenda, visto che è stato
registrato a Macon, Georgia, nella Big House in cui vissero per un po’ di tempo
gli Allman Brothers Band, e visto che Simo, durante le sessioni di
registrazione, ha potuto imbracciare e suonare la mitica Gibson Les Paul datata
1957 di Duane Allman. La copertina clamorosamente psichedelica e vintage,
allude in modo esplicito al contenuto dell’album: rock blues tagliato hard con
spezie retrò anni ’70. Niente di nuovo, ovviamente, e anzi una scrittura smaccatamente
derivativa che si ispira alla potenza dei grandi power trio del passato (Cream,
Jimi Hendrix Experience, James Gang e i primi Gov’t Mule), e cita anche hard
blues anglosassone (Led Zeppelin, Edgar Broughton Band) e southern (gli Allman
e i Black Crowes). Tuttavia, nonostante i Simo rimastichino veramente tutto lo
scibile del genere, piacciono da morire per il furore che ci mettono, per quel
fuoco sacro che accende il cuore dell’ascoltatore quando gli strumenti partono
al galoppo e non è chiaro fin dove possano arrivare. A volte anche
lontanissimo, come nei quasi dieci minuti di I’d Rather Die In Vain o nella
chilometrica Ain’t Doin’ Nothin’, un quarto d’ora che esprime al meglio il
senso dei Simo per la jam; altre volte, un po’ più vicino, come nella
fulminante cover di Stranger’s Blues di Ellmore James, standard blues da cui sono
nate tutte le Break On Through di questa terra. C’è anche il tempo per tirare
un po’ il fiato con Today I’m Here, un brano country che omaggia gli Allman e
ci porta in casa tutti i profumi della Georgia. Disco verace, sudatissimo, dai
suoni grassi e gli arrangiamenti essenziali, Let Love Show The Way regala
settanta minuti di passione pura che vi costringeranno a imbracciare la vostra
air guitar, fino a consumarvi la cuffia dei rotatori.
VOTO: 7,5
Blackswan, sabato 06/02/2016
2 commenti:
Band meravigliosa, grazie Nick di avermela fatta conoscere!
@ Porter: ne sono felice :)
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