martedì 22 marzo 2016

IL CARTELLO - DON WINSLOW



Quando finisci un romanzo come Il Cartello, l'unica cosa che ti viene in mente è pronunciare un'iperbole, uno di quei paroloni, come "capolavoro", ad esempio, che vogliono dire tutto e niente. Il rischio sta proprio nel farsi prendere la mano, abbandonarsi a giudizi apodittici, peraltro, nel caso specifico, tutti meritati, e non spiegare invece a coloro che lo vorrebbero sapere, perchè è così bello l'ultimo romanzo di Don Winslow. La parola "capolavoro" la useremo, statene certi, ma solo alla fine di queste poche righe, che hanno invece la pretesa di spiegarvi come si può essere autore di thriller, riuscendo nel contempo a essere anche un grande scrittore. Merito, questo, che a Don Winslow riconosciamo da tempo, da quando, era il 2008, ci aveva fatto battere forte il cuore con L'Inverno Di Frankie Machine, primo romanzo del sessantaduenne romanziere americano a essere pubblicato in Italia. 

Una prima peculiarità nella scrittura di Winslow, forse anche la più rilevante, lo pone un gradino sopra a tutti gli altri autori di genere: lui non si limita a scrivere un libro, è soprattutto un regista. In questo, trovo molte similitudini con il cinema di Martin Scorsese, uno che non si limita a girare un film, ma è soprattutto un romanziere. In entrambi, le due forme d'arte si confondono, producendo un risultato artistico che è al contempo narrazione e visione. Il Cartello, quindi, è soprattutto una pellicola romanzata, e per tutta la durata della lettura, la fantasia della nostra rielaborazione diviene di un realismo totalizzante. Il lettore non immagina il Messico, è in Messico, e si muove a fianco dei personaggi del libro, sentendo i profumi della terra, il sapore del cibo speziato, il caldo accecante del sole, e palpita, prova sgomento e orrore, o si fa travolgere da quei frementi moti di coraggio, che incidono su tutti gli snodi narrativi della vicenda. I protagonisti, quindi, non sono figure che vivono nella caducità di una fugace immagine, ma sono incredibilmente vividi, sembra di poterli toccare, si materializzano al ritmo delle dita che sfogliano le pagine, e vengono inquadrati da una cinepresa narrativa, che predilige la frenesia del montaggio alternato, indugiando talvolta su destabilizzanti ralenti, che mostrano la brutalità della violenza come faceva il cinema epico di Sam Peckinpah. 

E non credete a coloro che vi diranno che Winslow manca nell'approfondimento psicologico o che taglia i personaggi con l'accetta, perché non è così. Winslow non usa certo i ricami di Dostoevskij, e nemmeno ne ha la pretesa; è semmai asciutto, essenziale, ma non semplifica. Anzi, tratteggiando un contorno, in cui le figure di Marisol e dei Los Zetas rappresentano gli estremi confini del bene e del male entro cui si muove l'umanità, Winslow disegna le figure fondamentali del libro (Keller, Barrera, Eddie Ruiz, Chuy) utilizzando una sorta di manicheismo spurio, in cui male e bene assoluto convivono (e confliggono), quali moti dell'anima fra loro inscindibili (“perché dopotutto al mondo non ci sono anime separate. Andremo in paradiso o all’inferno, ma ci andremo tutti insieme”). Così, se la malvagità di Barrera disturba proprio perchè il suo personaggio è capace anche di atti di compassione e tenerezza, Keller non potrebbe essere l'eroe che è, se non avesse il cinismo necessario per compiere omicidi di efferata (e consapevole) crudeltà. Giova sottolineare, da ultimo, anche la certosina e minuziosa ricostruzione storica fatta dall'autore, che ci restituisce con precisione cronachistica gli anni più recenti e travagliati di una paese, il Messico, che sembra destinato a soccombere in eterno innanzi allo spietato strapotere dei cartelli della droga. Tutti elementi che, sommati fra loro, rendono Il Cartello il capolavoro di Don Winslow e uno dei libri di intrattenimento più avvincenti di sempre. 

PS: da qualche tempo, si sta favoleggiando su una trasposzione cinematografica de Il Cartello, per la regia di Ridley Scott e la partecipazione di Leonardo Di Caprio nel ruolo di Art Keller.

Sinossi:

Adán Barrera, capo del cartello della droga piú potente del mondo, è rinchiuso in un carcere di San Diego in isolamento. Art Keller, l'agente della Dea che lo ha arrestato dopo avergli ucciso il fratello e lo zio, vive nascosto in un monastero del New Mexico, dove fa l'apicoltore e cerca di dimenticare una vita di menzogne e false identità. Quando Barrera riesce a farsi trasferire in un carcere messicano e a riprendere le redini del cartello, la guerra della droga riparte con una brutalità senza precedenti. Anche Keller è costretto a tornare in azione immergendosi in un mondo nel quale onesti e corrotti, vittime e assassini, si trovano dall'una e dall'altra parte della frontiera.
 


Blackswan, martedì 22/03/2016


3 commenti:

Unknown ha detto...

libro monumentale stratosferico come il suo predecessore...non vedo l'ora di vedere la transpositions cinematografica anche se Di Caprio come Keller proprio non ce lo vedo...

James Ford ha detto...

Non posso che sottoscrivere in pieno.
Il cartello è un Capolavoro.

Nico ha detto...

Fantastico, il miglior noir dell'anno passato con distacco :)