Basta un solo ascolto di Hold On! e la prima cosa che
pensi è che questo disco sia incredibilmente fico. Stiloso, senza mostrare
supponenza, vintage, senza scadere nel passatismo, genuino, senza per questo
perdere un briciolo del proprio strutturato pedigree filologico. Insomma, il
classico album che produce immediata empatia e di cui tutti, ma proprio
tutti, parlano bene. D'altra parte, James Hunter ha dalla sua un mazzo di carte
niente male: canta con quel timbro miele & liquerizia che ti stende in due
minuti netti (chiedete a Van Morrison che l'ha voluto a suonare con se'),
si fa accompagnare da una band che conosce il mestiere a menadito, mantiene il
basso profilo di chi suona ciò che ama, fottendosene delle mode che
lo circondano, e stuzzica la corda della nostalgia di coloro, e sono tanti, che
non sanno resistere al richiamo di quei meravigliosi anni '50 e '60, in cui le
radio si nutrivano a pane e r'n'b. E poi, lui, inglesissimo originario
dell'Essex, è riuscito a portare nel pub sotto casa i sapori più speziati
dell'America di colore: una pinta di scura, una porzione di fish & chips e
il cuore di Otis Redding al tavolo vicino all'uscita, grazie! Prodotto da
Bosco Mann, leader dei Dap Kings (la band di Sharon Jones), la mezz'ora di Hold
On!, suonata tutta rigorosamente in mono (che in questo caso è sinonimo di
qualità), fila via liscia che è un piacere, tra la voglia di scatenarsi
sul dance floor o di illanguidirsi nel morbido abbraccio di un
ballo sulla mattonella. Tutto divertentissimo, dalla prima all'ultima
nota. Eppure, qualcosa manca: quella stilla di sangue in più che accende la
passione e fa battere forte il cuore. Qui, c'è solo allegria e spensieratezza.
Non poco, per carità, ma nemmeno si può gridare al miracolo.
VOTO: 6,5
Blackswan, giovedì 17/03/2016
2 commenti:
ma è stonato e fa pena -
@ Giuseppe: fallo presente a Van Morrison :)
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